Dopo una giornata come quella di mercoledì 9 novembre, nuove tensioni avrebbero rappresentato l’ultima cosa di cui ci sarebbe stato bisogno. Ma a fronte di una mediazione tra attivisti e il proprietario di diversi appartamenti che voleva far uscire da uno di questi una famiglia composta da cinque persone, utilizzando proprio lo strumento dello sfratto, si è riusciti invece a trovare una soluzione. Sono sempre di più i casi di famiglie in difficoltà. Ma come si è potuto constatare anche tra gli inquilini degli appartamenti sgomberati in via delle Melette, la composizione di chi cerca casa a un prezzo ragionevole coinvolge non solo famiglie ma anche tanti precari, tanti studenti e quindi tanti giovani. Intanto davanti alla sede di Ater in via Raggio di Sole a Padova, stanziavano anche questa mattina mezzi del reparto mobile.
Tutela
«L’Unione Inquilini, Sportello Sociale di via Bajardi e Sportello Sociale Catai insistono sulla necessità di tutela dei diritti umani ratificati dall’Italia e di cui è responsabile il Sindaco di Padova», si legge nel verbale con il quale l’ufficiale giudiziario oggi ha stabilito la proroga dello sfratto della famiglia di Jaballah, cinque persone, di cui tre minori. Il verbale stabilisce tappe precise: entro il 30 novembre definizione dell’applicazione del Protocollo per la prevenzione degli sfratti, con un contributo economico per gli affitti da parte del Comune di Padova verso il passaggio ad abitazione alternativa adeguata alla scadenza del 30 giugno 2023.
Soluzione
Racconta Cesare Ottolini di Unione Inquilini: «Non è stato facile e nemmeno scontato. Gli attivisti, presenti fin dalle prime ore del mattino in via Marchi, 8 in solidarietà con la famiglia, sono riusciti a convincere il proprietario, fino ad allora deciso allo sgombero, ad accettare questa soluzione di buonsenso che tutela i diritti umani di tutta la famiglia, in netto contrasto con la proposta del Comune di dividerla assegnando una stanza precaria a madre e figli minori, lasciando il padre per strada». Risolto un caso, le situazioni di criticità attorno al tema della casa sono molteplici, e su questo Unione Inquilini, Catai e Sportello Sociale di via Bajardi, non usano mezze parole: «Tocca al Comune intervenire per l’assegnazione di un’abitazione alternativa adeguata, cioé di una casa popolare, dato che la famiglia è nella graduatoria ERP. Soluzione che deve e può essere trovata anche per i moltissimi altri in graduatoria, a patto che Ater apra le porte degli oltre 1.300 appartamenti scandalosamente sfitti, bloccando le vendite dei 500 in programma. Ater non ci sta e, anzi, vuol continuare a far sgomberare con violenza gli appartamenti autorecuperati dai giovani, come nel disgraziato caso di via delle Melette? Intervenga il sindaco, smettendo la sudditanza nei confronti di un ente che si è dimostrato azienda della peggior specie, violando la sua missione sociale. Come? Requisendo gli alloggi Ater sfitti, ritornando in possesso della loro gestione, assegnandoli alle famiglie che ne hanno bisogno e che sono disponibili anche ad autorecuperarli».
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