La retribuzione in natura è ammessa dalla legge grazie al terzo comma dell’art. 2099 del c.c., che consente al lavoratore di ricevere – come corrispettivo per il lavoro prestato – delle “prestazioni in natura”, ossia beni o servizi.
Alcuni “fringe benefits” sono ad esempio la fornitura ai dipendenti di dispositivi elettronici (pc o smartphone), oppure anche la messa a disposizione di appartamenti o alloggi o, ancora, la possibilità per il dipendente di fruire di una vantaggiosa polizza assicurativa.
In primis, il datore di lavoro può decidere di corrispondere una prestazione in natura ad un proprio lavoratore semplicemente basandosi sulla propria volontà: questo tipo di retribuzione non è previsto dal CCNL e non deve necessariamente essere rivolto alla totalità dei dipendenti, potendo essere conferito solo ad uno o ad alcuni di essi. Sempre per il datore di lavoro, questi importi sono totalmente deducibili dal reddito d’impresa, sì come previsto dal primo comma dell’art. 95 del T.U.I.R..
Inoltre, quando l’importo del beneficio resta contenuto nei limiti definiti dalla legge, non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente e, dunque, non è assoggettabile all’IRPEF e non grava sul calcolo delle ritenute previdenziali. Infatti, il comma 3 dell’art. 51 del T.U.I.R., ossia il Testo Unico delle Imposte sui Redditi, fissa tale limite in 258,23 euro (“lire 500.000“).
La legge n. 213/2023, altrimenti nota come Legge di Bilancio 2024, introduce come prima novità, valida per il solo anno in corso, l’innalzamento della soglia entro cui tali benefits non concorrono alla formazione del reddito: sono ora 2000 euro per i lavoratori con figli a carico e 1000 euro per i lavoratori senza figli, a fronte dei 3000 euro per i dipendenti con figli a carico e 258,23 euro per i lavoratori senza figli, previsti invece per il 2023.
Altra essenziale novità, introdotta dalla Manovra 2024, è quella che vede rientrare tra i fringe benefits, per la prima volta, anche le spese per il pagamento del canone di locazione della propria casa, ovvero per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa.
A beneficiare della soglia di esenzione fiscale potrà essere ciascun genitore in qualità di lavoratore dipendente, anche nei casi in cui vi sia un unico figlio, purché quest’ultimo sia fiscalmente a carico di uno di loro o di entrambi: a chiarire tale punto è stata l’Agenzia delle Entrate, con una circolare emanata nel corso del 2023. Ciò significa che, anche nel caso in cui un figlio sia al 100% a carico di uno dei due genitori, entrambi potranno beneficiare dell’esenzione fino a 2.000 euro, se entrambi sono lavoratori dipendenti. Chiaramente, potranno beneficiarne tutti e due anche quando il figlio sia a carico dei genitori nella misura del 50% ciascuno.
Per poter fruire dell’agevolazione fiscale, i lavoratori dipendenti dovranno presentare un’autocertificazione ove attestano di avere uno o più figli fiscalmente a carico, corredata dei loro codici fiscali, e saranno tenuti a comunicare eventuali variazioni delle condizioni che dovessero verificarsi durante l’anno. Sarà poi il datore di lavoro a decidere, discrezionalmente, se riconoscere il beneficio in busta paga o meno.
Dal canto suo, il datore di lavoro sarà tenuto alla conservazione dei documenti attestanti le avvenute dichiarazioni, da esibire in caso di controllo da parte degli organi competenti.
Ricordiamo che, in ogni caso, la retribuzione annua di riferimento per il calcolo del TFR comprende anche le prestazioni in natura di cui all’art. 2099 c.c.: anche questa circostanza contribuisce a rendere i fringe benefits una forma di retribuzione sempre più appetibile ed apprezzata sia da chi la conferisce, sia da chi la riceve.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui