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Roma, 20 agosto 2024 – Luigi Sbarra, in vista della legge di Bilancio, a far discutere i partiti è l’eterno cantiere delle pensioni. La Lega non vuole rinunciare a Quota 41 ma con un ricalcolo contributivo. Voi da che parte state?

“Il dossier deve tornare sul tavolo di Palazzo Chigi e essere oggetto di confronto con le parti sociali – avvisa il numero uno della Cisl –. Quota 41 era una delle nostre richieste, ma senza limiti di età o ricalcolo contributivo. Da sola questa misura, però, non può bastare. La logica delle quote non funziona dove il lavoro è più debole, più precario, a partire dal Sud”.

E cosa serve in questi casi?

“Quello che serve al più presto è una pensione di garanzia per i giovani, un sostegno alla previdenza complementare, forme di maggiore inclusione e flessibilità per donne, lavori gravosi e di cura. Sono misure di civiltà, pienamente sostenibili, e ci sono da riavviare quanto prima i lavori della commissione incaricata di separare spesa assistenziale e previdenziale”.

Come valuta la proposta di destinare d’obbligo una quota di Tfr alla previdenza complementare dei giovani?

“Bisogna aprire un confronto approfondito, non da ombrellone, che affronti la questione attraverso il dialogo con le parti sociali e la contrattazione. La previdenza complementare va sostenuta concretamente con misure concertate da sindacato e imprese, individuando percorsi incentivati e semplificati per l’adesione. La Cisl chiede da tempo l’introduzione di formule di silenzio-assenso per l’allargamento della platea dei beneficiari. Bisogna dare certezze a tante ragazze e ragazzi incastrati in percorsi frammentati, che con il sistema contributivo puro rischiano di andare incontro a pensioni poverissime. Lo Stato deve metterci del suo attraverso la fiscalità generale”.

La manovra si preannuncia di almeno 25 miliardi di euro. Quali sono le vostre richieste?

“Innanzitutto chiediamo al governo di convocarci nel più breve tempo possibile alla luce delle scadenze imposte dalla riforma del Patto di Stabilità. La scadenza è dietro l’angolo: deve partire subito un confronto per ragionare insieme sulle priorità strategiche. Senza risposte alle nostre richieste non staremo con le mani in mano. Sappiamo che ci attendono scelte difficili sul piano finanziario. Ma devono essere riconfermate le misure sociali, economiche e fiscali conquistate in questi anni, a partire dalla riduzione del cuneo fiscale per le fasce medie e popolari e dall’accorpamento delle prime due aliquote Irpef. Serve poi un significativo investimento nel pubblico impiego, sanità, scuola, enti locali e ricerca, oltre al rinnovo dei contratti pubblici. E chiediamo interventi a favore della famiglia e della natalità e risorse adeguate per la legge sulla non autosufficienza”.

Siete favorevoli a estendere il taglio Irpef ai ceti medi?

“Certo, tagliare le tasse al ceto medio è indispensabile per rilanciare salari, consumi interni e crescita. Apriamo subito un confronto costruttivo su retribuzioni, fisco e rilancio degli investimenti pubblici e privati nel nostro Paese per consolidare e rafforzare con un grande accordo della responsabilità i positivi risultati sul versante dell’aumento del Pil, dell’occupazione e dei salari, come ha certificato l’Ocse, frutto dei tanti rinnovi contrattuali degli ultimi mesi. Speriamo che l’autunno sia decisivo anche per dare attuazione finalmente all’articolo 46 della Costituzione, accelerando in Parlamento l’approvazione della nostra legge sulla partecipazione in un clima bipartisan, in modo da cambiare il modello economico nel segno della sostenibilità sociale e del protagonismo del mondo del lavoro”.

Con un debito pubblico che sfiora i 3mila miliardi di euro, dove si trovano le risorse senza fare nuovo deficit?

“Si può e si deve intervenire sulla spesa pubblica improduttiva e sulla montagna di incentivi dati a pioggia alle imprese. Risorse che invece dovrebbero essere orientate sulle realtà che applicano e rispettano i contratti, praticano partecipazione, investono su formazione e sicurezza. Serve poi un forte contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. E bisogna puntare su un contributo di solidarietà, non una tassa, sulle multinazionali dell’energia, della farmaceutica, della logistica e dell’economia digitale, sulle banche e assicurazioni, con una maggiore tassazione su finanza speculativa e grandi rendite immobiliari”.

 

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