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Un nuovo rapporto della BEI mette in luce come le scaleup si siano sviluppate in Europa grazie all’aiuto di organizzazioni pubbliche, ma continuano a incontrare ostacoli finanziari. Lo studio sottolinea l’importanza di aumentare gli investimenti in scaleup per permettere alle aziende europee di competere a livello globale. Le dimensioni ridotte e la bassa profondità dei mercati dei capitali europei limitano infatti la capacità delle imprese innovative di raccogliere capitale. Questo ostacola la crescita, la produttività e l’occupazione. Il paradosso è da un lato, la forte l’attrazione del mercato europeo per investitori di venture capital stranieri, e dall’altro, la scarsità di risparmio domestico destinato al finanziamento delle startup che non compensa a sufficienza l’apporto di capitale straniero. Di conseguenza, gli investimenti di vc in Europa sono inferiori di circa sei volte rispetto agli Usa. Risultato: dopo 10 anni di attività, le scaleup europee raccolgono il 50% in meno di capitale rispetto alle controparti nella Silicon Valley. Le scaleup si rivolgono sempre più a investitori esteri, e gran parte degli investitori principali provengono da fuori Ue. Di conseguenza, al momento del trasferimento di proprietà queste imprese hanno maggiori probabilità di essere acquisite da società straniere o di essere quotate all’estero, con una perdita di talento imprenditoriale in Europa. Il rapporto suggerisce di potenziare la profondità del mercato dei capitali, in particolare di quello del capitale di rischio, e sottolinea il ruolo svolto finora dal Gruppo Bei nel sostenere le aziende innovative e favorire l’espansione delle tecnologie chiave. «Il Gruppo Bei investe nell’innovazione in Europa e promuove la creazione di un ecosistema competitivo e all’avanguardia – ha dichiarato Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della BEI (sopra) -. Sosteniamo le aziende innovative attraverso finanziamenti strategici che permettono loro di crescere e affermarsi a livello globale. In particolare, siamo impegnati a facilitare l’accesso ai capitali necessari alle scaleup nelle fasi cruciali del loro sviluppo. Il nostro obiettivo è rafforzare la capacità delle imprese dell’Unione europea di competere a livello internazionale nei settori più tecnologicamente avanzati e di contribuire al rafforzamento dei mercati dei capitali europei».

Basti pensare che il Gruppo ha investito oltre 270 miliardi dal 2000 ad oggi, di cui quasi quasi 20 miliardi nel 2022.

Inoltre, attraverso il Fondo europeo per gli investimenti (Fei), costituisce la principale fonte di venture capital dell’Ue: il Fei ha sostenuto indirettamente quasi la metà degli unicorni emersi in Europa negli ultimi 15 anni, Skype, Skyscanner, WeTransfer, BlaBlaCar, Spotify, Shazam, Just Eat, Rovio, Zalando, per citarne alcuni.Nel febbraio 2023 è stata lanciata l’iniziativa ETCI per i campioni tecnologici europei. Si tratta di un fondo di fondi che ha l’obiettivo di convogliare verso promettenti imprese innovative europee il capitale di crescita tanto necessario nelle fasi avanzate di sviluppo. A oggi, l’ETCI ha contribuito a mobilitare investimenti per 10 miliardi di euro.Un ruolo chiave occupa poi il supporto della Bei alle startup attraverso il Venture Debt (debito di rischio), un prodotto a lungo termine che mira a soddisfare le esigenze di finanziamento delle imprese innovative in rapida crescita. Dal 2016, la Bei ha sostenuto con il Venture Debt più di 250 imprese (con 50 exit) per un totale di circa 6 miliardi di euro investiti. Le imprese che hanno ricevuto questo tipo di finanziamento tendono a crescere più velocemente dei loro pari, e beneficiano anche di una struttura di finanziamento migliore quando successivamente si rivolgono al mercato. Tra le aziende italiane che hanno beneficiato del Venture Debt: Blubrake, Diadem, D-Orbit e MotorK.

 

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