diSimone Innocenti, nostro inviato a Pisa
Domenica sera due killer gli hanno sparato alla testa, a Oratoio, zona periferica di Pisa, per poi fuggire in moto
Una telecamera che — improvvisamente — non funziona per un omicidio compiuto pochi minuti prima l’inizio di una processione da uno, forse due killer, in fuga su uno scooter. È un rompicapo per gli investigatori della squadra mobile di Pisa che da domenica sera, poco dopo le 21 stanno cercando di capire chi ha sparato cinque colpi contro Rezart Arshiaj, conosciuto da tutti come Beni, piastrellista di 37 anni, sposato e padre di due figli che era appena rientrato nel cortile della sua abitazione che si trova davanti la chiesa di San Michele Arcangelo, a Oratoio, zona periferica di Pisa.
La dinamica di quello che viene ritenuto un agguato in piena regola è in fase di ricostruzione, ma sembra che due killer lo abbiano atteso nel cortile di casa. Beni era ancora all’interno del furgone quando l’assassino si è avvicinato e — armato di una pistola di piccolo calibro: una 22 — gli ha sparato almeno 8 colpi di arma da fuoco: 5 sono andati a segno sul corpo, due hanno centrato la testa.
La vicina di casa è stata la prima ad accorrere. Poi la moglie Hisaj e il figlio di 9 anni hanno visto quello che nessuno vorrebbe mai vedere: lei ha avuto un malore ed è stata ricoverata mentre il bambino e la sorella di 5 anni sono stati portati da un parente.
Una volta arrivato il 118 è stato subito chiaro che non c’era nulla da fare.
La squadra mobile ha provato a mettere ordine: c’erano molti fedeli alla processione, che poi don Massimo Garibaldi ha annullato in segno di lutto. Ma le testimonianze raccolte hanno confuso le acque. C’è chi ha parlato di un killer, chi di due persone e chi — addirittura – di tre uomini.
La vittima — in attesa di regolarizzazione — non ha alcun precedente di polizia: da due anni viveva in via dell’Oratoio, a due passi dalla chiesa. Chi conosceva Beni lo descrive come un lavoratore che ha a cuore la famiglia. Anche domenica, ad esempio, lo aveva dimostrato: era stato con la moglie e i figli a mangiare in un fast-food. Poi aveva preso l’auto e il furgone per andare a lavarli. Infine era andato a lavorare da un parente. Alle 21 era tornato a casa per la cena: lo hanno ucciso con una freddezza impressionante. Da una prima ricostruzione sembra che la fuga del killer, o forse due, sia avvenuta in scooter ma nessuno avrebbe spiegato in quale direzione.
Non c’è alcuna telecamera di sicurezza ma i poliziotti ne hanno trovato una privata in via Calatafimi e che avrebbe potuto riprendere quanto meno lo scooter e chi c’era sopra. Stranamente però il congegno elettronico era fuori uso ed è tornato a registrare alle 22, un’ora dopo l’omicidio.
Spiega il proprietario della telecamera: «Ha registrato venerdì e sabato, ma domenica è andata in tilt fino alle 22. Ho pensato che qualcuno l’avesse sabotata». La polizia sta facendo già accertamenti in tal senso.
E se la Procura ha già disposto l’esame autoptico, gli investigatori stanno cercando di capire se l’omicidio di domenica sera abbia a che vedere col ferimento di un albanese avvenuto a luglio a San Frediano a Settimo: la vittima, anche in quel caso, era stata colpita con un calibro piccolo. Pur non escludendo alcuno scenario, sembra — al momento — che i due episodi non siano legati. Nessuna ipotesi investigativa viene tuttavia esclusa.
La squadra mobile si è messa in contatto con la polizia albanese nella speranza di avere qualche input o. A Ospedeletto, a 2 chilometri da Oratoio, gli agenti hanno sequestrato uno scooter rubato agli inizi di settembre. La polizia ha anche acquisito il cellulare della vittima per capire se ci possano essere indizi: all’interno del telefonino potrebbe esserci la chiave di quello che al momento rimane un mistero. Ammesso che una chiave per dipanare questa faccenda ci sia realmente.
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