«Uscivo alle 4 del mattino e rientravo la sera alle 20. Facevo l’autista e accompagnavo i miei colleghi per Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta», ha detto un ventottenne pakistano, abitante a Novara con la famiglia. «Ci spostavamo in furgone e mi davano 35 euro al giorno per stare fuori dall’alba fino a sera. Poi però pagavo al capo 150 euro per un posto letto e 100 euro al mese per la spesa», ha aggiunto un trentenne connazionale.
«Capolarato urbano»
Sono le prime testimonianze al processo per il presunto «caporalato urbano» nell’ambiente del volantinaggio pakistano. Nove gli imputati, a vario titolo per imputazioni di sfruttamento del lavoro, riciclaggio, auto-riciclaggio, false fatture: l’imprenditore Alessandro Cavalieri, 46 anni, di Granozzo, considerato il «colletto bianco» del gruppo, i suoi principali collaboratori, i pakistani Asad Ijaz e Ussahim Tanveer, e poi Afzaal Ahmed, Ahmad Naveed, Ansar Mohammad e, in posizione minore e per reati di natura economica, Veronica Barbè e Matteo Belloni. Altri sono usciti di scena in udienza preliminare, anche con assoluzioni.
Le tappe dell’inchiesta
Con le prime deposizioni, e in particolare quelle dei poliziotti della squadra mobile e della Amministrativa della questura, si è ricostruita l’origine dell’inchiesta sul preoccupante fenomeno: «Tutto è iniziato nell’agosto 2020 con normali controlli in zone di degrado a Novara – hanno spiegato gli investigatori -: nel rione di Sant’Agabio era stata notata la presenza di giovani pakistani in contesti abitatiti di sovraffollamento, fatiscenza e scarsa igiene. In un alloggio di via Larghi vivevano 14 persone in 90 metri quadri, con un solo bagno, oltretutto nel periodo delle restrizioni Covid. Nell’approfondire la situazione abbiamo verificato che alcuni di questi ragazzi, molto spesso, venivano fermati e identificati a bordo dello stesso furgone e che l’affittuario dell’appartamento viveva da un’altra parte, ospitato. Da qui il sospetto che potesse lucrare in qualche modo sui connazionali»
«Senza soldi, sono finito all’ex Olcese»
Dagli accertamenti si arrivò a due società del settore del volantinaggio, con sede a San Pietro, e alla verifica che nessuno dei pakistani era in regola dal punto di vista contribuivo. Convocandoli era poi emerso il presunto sfruttamento: qualcuno stava fuori casa anche 17 ore al giorno per 2-3 euro all’ora, con pioggia, neve, caldo torrido, freddo e gelo, per tornare la sera negli alloggi fatiscenti. Situazioni di disagio e degrado: «Me ne sono andato da via Larghi – ha detto il trentenne – perché a un certo punto il magazzino di San Pietro è stato chiuso dalle forze dell’ordine. Io non avevo più soldi e sono finito all’ex Olcese, dietro la stazione».
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