È la vaghezza delle espressioni adottate per indicare i possibili interventi in materia fiscale che reca non pochi danni. Ora sembra si sia atterrati dal governo, o da una parte di esso, sull’emersione dei due milioni di «case fantasma» sottrattesi al fisco e sul mezzo milione circa di immobili che hanno beneficiato del Superbonus del 110%, ma per i quali non sono state segnalate, come prescritto, le conseguenti variazioni catastali. Naturalmente, non si tratta di scelte risolutive, a parte la genericità fin qui evidente dell’impegno, nonché la mancanza di stime del probabile gettito. Viene altresì riconfermata la rimodulazione delle accise tra gasolio e benzina e anche in questo caso mancano indicazioni sul come.
È pur vero che si è in una fase iniziale della preparazione della prossima manovra. Ma allora ci si deve chiedere se sia opportuna la sfilza di affermazioni e negazioni che si susseguono sul reperimento delle risorse. Prima il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sostenuto la linea dei necessari sacrifici e poi ha aggiunto che essi sono da compiere solo da chi li può fare. Subito dopo, però, la premier Giorgia Meloni ha negato espressamente che saranno introdotti sacrifici. Giorgetti ha comunque rivendicato di sostenere che la manovra richieda prudenza, responsabilità e cautela, mentre qualcuno lo critica accusandolo di ripetere questo concetto come un disco rotto.
Si parla troppo di tasse
Invece, non è la ripetizione in questione che costituisce un dato negativo, ma la mancanza di precisazioni del modo in cui queste parole si traducono in misure concrete. Per di più, di tanto in tanto, riaffiorano nelle posizioni di uomini del governo e nel dibattito pubblico i «superprofitti», che sembravano ormai espulsi dal confronto, e tornano i «profitti»; c’è poi chi pensa a misure su Irap e Ires; resterebbe altresì non abbandonata la strada del contributo su basi consensuali, di carattere una tantum e non lesivo dell’astrattezza e generalità almeno intersettoriale dell’eventuale previsione: un contributo da parte di banche e imprese di altri settori, a cominciare da quello dell’energia.
Certo, la vaghezza è stata presente in queste fasi anche nei passati governi. Di fatto, sono oltre dieci le simil-patrimoniali già adottate, a cominciare dall’Imu. È almeno dagli anni ‘70 che, quando non si sa bene cosa fare, si lancia vagamente l’ipotesi della patrimoniale, a volte in alternativa con il consolidamento del debito, altra operazione delicatissima e dagli impatti imprevedibili.
Naturalmente il passaggio all’attuazione è il punctum dolens. Oggi se ne parla con riferimento alle grandi ricchezze. Ma, almeno per ora, nulla si dice sulle probabili stime del relativo gettito e sui livelli di ricchezza che sarebbero incisi. In qualche caso si ipotizza una tale imposta ma a condizione che sia concordemente istituita a livello europeo. Ovviamente questi interventi non vanno demonizzati. Ma si deve essere consapevoli che si tratta di materia molto delicata e dagli ampi e dannosi impatti nei mercati: perciò in cinquanta anni non si è mai passati all’istituzione dell’imposta in questione (al di là dei limitati camuffamenti).
In ogni caso, la sola genericità dell’evocazione è negativa. Ricordo che anche Palmiro Togliatti voleva che si evitasse che il Pci venisse considerato come il partito delle tasse. Ma in questo quadro, fatto di vaghe, talora allusive proposte, ne manca una, che però non dovrebbe essere generica: prima di pensare alla patrimoniale, bisognerebbe redigere un piano per la vendita di beni pubblici, a cominciare dagli immobili.
Meglio il Tagliadebito
Negli anni si sono succedute proposte al riguardo ben confezionate e che hanno riscosso un diffuso interesse. Un piano specifico, che aveva registrato moltissime adesioni, è stato a suo tempo redatto e presentato anche da Class Cnbc e da questo giornale. Di recente sia il presidente dell’Abi Antonio Patuelli sia l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina hanno sostenuto l’opportunità di ritornare con un piano organico su tali alienazioni. Perché, allora, non si riprendono in sede istituzionale questi materiali, si valutano e si introducono le necessarie innovazioni per sviluppare poi una specifica iniziativa? (riproduzione riservata)
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