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Nuovo bilancio Ue, le critiche degli eurodeputati in due lettere a von der Leyen. Il no delle Regioni europee #finsubito prestito immediato


di
Francesca Basso

Niclas Herbst, presidente commissione per il Controllo dei Bilanci del Parlamento europeo: verrebbe compromesso il controllo. Caspary e Niebler della Cdu e Csu respingono «una riorganizzazione così drastica»

Dalla nostra corrispondente 
BRUXELLES – Continua a far discutere a Bruxelles l’ipotesi di revisione del nuovo bilancio comune 2028-2034 a cui sta lavorando la Commissione europea con l’obiettivo di semplificarne e centralizzarne la struttura. La proposta è attesa per giugno 2025 ma il tema è già oggetto di discussione. Critiche sono arrivate dal Comitato europeo delle Regioni: il presidente Vasco Alves Cordeiro ha detto che «cancellare il ruolo e la partecipazione delle regioni e delle città al futuro della politica di coesione non è accettabile». Anche il Parlamento europeo si è mosso criticando l’ipotesi allo studio della Direzione generale Budget della Commissione Ue, guidata da Stéphanie Riso, fedelissima della presidente Ursula von der Leyen. 

In cosa consiste la «rivoluzione» prospettata? La Commissione, come anticipato dal Corriere, vorrebbe ridurre i capitoli di spesa dai sette attuali a quattro: 1) resilienza, coesione e governance economica, alimentati dai fondi di coesione e dell’agricoltura gestiti in partnership con i Paesi Ue (valgono il 70% del bilancio); 2) competitività, autonomia strategica e valori Ue, finanziato con i fondi a gestione diretta, come InvestEu e Horizon (pesano per il 20%); 3) Global Europe, ovvero relazioni esterne e politica di vicinato e dunque anche aiuti all’Ucraina; 4) pubblica amministrazione europea. Una delle novità principali riguarda l’organizzazione del primo capitolo, con il passaggio dai circa 530 programmi attuali (400 solo per la coesione, più agricoltura e migrazione intesa come controlli alle frontiere più sicurezza interna) con cui Stati ed enti regionali accedono ai fondi Ue a 27 piani: in pratica uno per ogni Stato membro. L’obiettivo della Commissione è estendere il modello Pnrr alla politica di coesione e in parte a quella agricola: fondi in cambio di riforme, perseguendo le priorità politiche europee. 




















































Il presidente della commissione per il Controllo dei Bilanci del Parlamento europeo, Niclas Herbst (Cdu), ha scritto una lettera alla presidente della Commissione europea von der Leyen, visionata dal Corriere, per mettere in guardia che «questo elemento centrale della riforma rischierebbe di compromettere il controllo di bilancio per una parte sostanziale del bilancio dell’Ue, dal momento che la politica di coesione e la politica agricola, che sono di importanza fondamentale per la realizzazione delle politiche dell’Ue sancite dal Trattato, continuano a rappresentare quasi i due terzi del bilancio dell’Unione». Nell’ipotesi allo studio gli stanziamenti per le politiche di coesione e agricola verrebbero assegnati agli Stati membri come ricompensa per il raggiungimento di tappe e obiettivi, come avviene nel Pnrr e per Herbst «seguire questo esempio significherebbe che la Commissione abbandonerebbe la sua responsabilità per l’uso preciso degli stanziamenti finanziari agli Stati membri. Pertanto, tali piani danno un’impressione fuorviante di semplificazione. In realtà, aprirebbero la porta a un abuso di fondi su larga scala, come stiamo osservando attualmente con la spesa del Pnrr». 

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Herbst non è il solo eurodeputato ad avere espresso preoccupazione. Anche Daniel Caspary (Cdu) e Angelika Niebler (Csu), entrambi esponenti del Ppe come Herbst (peraltro sono tutti e tre tedeschi), hanno scritto a loro volta alla presidente von der Leyen, pure lei del Ppe. In una lettera datata 9 ottobre visionata dal Corriere, Caspary e Niebler hanno evidenziato che «una tale semplificazione ridurrebbe in ultima analisi le sovvenzioni al bilancio europeo a un esercizio di trasferimento intergovernativo. Allo stesso tempo, ci sarebbe un accentramento del potere decisionale nelle mani del Consiglio, dei singoli Stati membri e della Commissione. Il Parlamento, le regioni e gli altri organi decisionali esistenti sarebbero poco più che spettatori delle future decisioni di bilancio». Caspary e Niebler «in qualità di membri del gruppo Cdu/Csu» ritengono loro «dovere respingere una riorganizzazione così drastica del bilancio dell’Ue da parte della Commissione». Nella lettera lunga e molto dettagliata i due europarlamentari osservano che «è impossibile misurare il motivo per cui uno Stato membro riceve un determinato importo per l’attuazione di una riforma. Non c’è più alcuna comparabilità tra gli Stati membri, ma è determinata arbitrariamente dalla Commissione e dagli Stati membri. In queste condizioni, è di fatto impossibile misurare l’impatto macroeconomico dei pagamenti». 

Ridimensionamento del ruolo delle regioni e del Parlamento europeo che è autorità di bilancio, impossibilità a misurare l’impatto macroeconomico dei fondi, perdita della comparabilità tra gli Stati membri, approccio europeo non uniforme, difficoltà nell’identificazione dei beneficiari finali sono le principali criticità individuate dai due europarlamentari tedeschi, che concludono: «Dobbiamo invece adottare programmi e meccanismi che rendano i finanziamenti più accessibili alle piccole e medie imprese, in modo che possano affrontare la transizione digitale e verde. Abbiamo bisogno di un chiaro collegamento tra i fondi destinati ai progetti negli Stati membri e le riforme previste per la loro piena attuazione. Il denaro proveniente dal bilancio dell’Ue è denaro per investimenti e deve creare un valore aggiunto europeo al di là dei confini nazionali. Se abbandoniamo questa pretesa, non ci sarà più bisogno di un bilancio europeo come lo conosciamo». 

Il dibattito è appena iniziato ma avrà certamente un impatto anche sulle audizioni dei commissari designati. Di certo avrà ricadute sugli «esami» del polacco Piotr Serafin, che ha la delega al Budget, e di Raffaele Fitto che ha il portafoglio della Coesione.


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