Parla alla tv francese e mette in guardia il governo francese, Carlos Tavares. Ma, nei tempi – la stessa domenica in cui le cronache italiane attaccano il ceo di Stellantis e la politica, in particolare la Lega, annuncia inchieste e interrogazioni – e nei modi, pare rivolgersi all’Italia, sia come politica sia come associazione, ossia Confindustria. “Il settore automotive è uno strumento di raccolta delle tasse” dice. E avvisa: “Tassare i più ricchi, chi produce ricchezza, è un effetto perverso”. Che andrà a detrimento degli investimenti.
Alla vigilia dell’apertura del Salone dell’Auto di Parigi, Carlos Tavares è stato ospite del canale LCI: argomento di discussione “Automobile: un settore in crisi?”. Un tema cui il ceo di Stellantis ha ribadito le sue argomentazioni, ossia il fatto che il settore automobilistico “è in crisi perché affronta un cambiamento tecnologico”. E sulla concorrenza cinese, parla di “offensiva cinese”, con costruttori che hanno un 30% di vantaggio, in quanto questa è la percentuale in cui i loro costi sono inferiori.
Poi la trasmissione ha affrontato l’aumento delle tasse paventato dal governo Barnier, in deficit di qualcosa come 60 miliardi di euro, 20 dei quali dovrebbero arrivare proprio da questo aumento destinato ai maggiorenti e alle imprese con il fatturato più elevato.
Tavares – per quanto Stellantis abbia sede in Olanda, ma è vero che Stellantis Europe, che non è altro che la vecchia Fca e ha la sede a Torino, paga le tasse nel Paese di attività – ha detto “La nostra azienda non ha problemi a pagare un po’ più di tasse“ , purché questo aumento sia limitato a “doppie cifre”. Però ha aggiunto che “la scelta di sostenere la società nel breve periodo si tradurrà in minore attività a medio termine”. Ossia, pagare più tasse “andrà a scapito dei nostri investimenti”.
Tassare di più l’industria automobilistica significa “attaccare la libertà di movimento delle classi medie. Attaccare la libertà di movimento significa attaccare l’attività. Molte persone della classe media hanno bisogno dell’auto per andare al lavoro“. La stessa classe media cui consentire di acquistare un’auto elettrica, fornendo incentivi “non per noi, ma per i cittadini”; come ha detto nel discorso alle commissioni parlamentari lo scorso venerdì. Una richiesta contestata dalla stessa Confindustria – da cui Stellantis è uscita quando si chiamava ancora Fiat.
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