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Bergamo, la truffa delle auto. «Sì, l’assegno è nostro». Ma le Poste erano inventate – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


di
Giuliana Ubbiali 

Gli annunci dei venditori su Internet, l’incontro con l’acquirente che pagava con assegni postali falsi. Gli impiegati di banca chiamavano alla finta Posta di Longana, dove confermavano che l’assegno era buono

Posta di Longana, frazione di Ravenna. Googlando si legge «chiuso definitivamente». Cliccando, la mappa mostra case. Invece, i direttori di banca che cercarono quell’ufficio, per verificare alcuni assegni postali circolari, trovarono un numero di telefono e un interlocutore-garante. Secondo l’accusa, era un’informazione falsa messa in Rete, con una deviazione di chiamata ad un complice.

Assegni lampo e cellulari intestati a pakistani

Venisse confermata, non è la solita truffa di auto in vendita su siti Internet e di soldi spariti. Qui, il giro è stato ben architettato. Luciano Lorusso, 45 anni, napoletano, è imputato «con persone allo stato ignote», indica il capo d’accusa. Era assente al processo davanti al giudice Roberto Palermo, il suo avvocato e il pm concluderanno il 9 dicembre. I tre episodi contestati sono identici, con assegni postali emessi il giorno stesso della vendita e telefonate da cellulari intestati a pakistani irreperibili. 




















































Le auto pagate da 48 a 53 mila euro con assegni falsi

I truffati hanno messo su Internet una Bmw M2, un VW California Ocean, una Mercedes classe S. L’acquirente ha risposto, si sono visti (in stazione o a casa del venditore) e in banca è stato effettuato il pagamento di 53 mila, 52 mila e 48.500 mila euro. A Gandellino il 4 dicembre 2018, a Rivolta d’Adda il 17 e a Cuneo il 19. Ogni volta l’interessato si è spacciato (con documenti falsi) per un inesistente Luigi Mantovani. 

Carta di credito con fido

Procedura celere

Un truffato: «La mia banca chiamò l’ufficio postale» 

Cristian Olivari, 32enne di Gromo con la Bmw, ha ben raccontato il magheggio di cui è rimasto vittima, nonostante tutti gli accorgimenti: «Sono andato a prendere l’acquirente alla stazione di Bergamo e l’ho portato alla filiale della mia banca, a Gandellino». Non ricorda il nome, ma ricorda bene gli eventi, sono stati insieme tre ore almeno.  I due non concludono l’affare in un bar, vanno in banca, quale migliore garanzia? «La banca ha verificato l’assegno con un apposito strumento — ripercorre lui — e ha chiamato le Poste, per controllarlo. Dall’altra parte hanno risposto che lo avevano emesso loro». 

I 53 mila euro accreditati, spariti il giorno dopo 

Il giudice chiede chiarimenti: «Ha sentito personalmente la conversazione tra l’operatore della banca e le Poste?». Riposta: «Sì, ha chiamato il direttore, ha cercato il numero in Google». Sulla home banking, il 32enne vede la cifra accreditata e il giorno stesso va all’Aci con l’acquirente per il passaggio di proprietà: «A mie spese, era l’unica richiesta dell’acquirente, che sul prezzo non ha contrattato». Il giorno successivo, i 53 mila euro sono spariti. «L’auto? Non l’ho più trovata». Mesi dopo verrà convocato in Questura dove, in un book fotografico, riconosce il truffatore. Lo identifica anche in aula: «Il numero 4, al 100%». Ricorda due voci con «un accento del sud». All’epoca della denuncia, parlò di accento «pugliese», dettaglio che interessa alla difesa, perché l’imputato è originario della provincia di Napoli. Dice che «con il senno di poi» gli sembrarono strani due dettagli: l’acquirente gli disse di commerciare in prodotti per i locali ma non sapeva il prezzo delle bibite, inoltre usava un vecchio Nokia, antiquato per un lavoro così dinamico. 

Nella filiale di banca: «Il numero sulla pagine bianche»

Vincenzo Insinga, coordinatore della filiale di Cuneo dove un’imprenditrice si presentò con l’acquirente, a processo ha confermato il meccanismo ben architettato, nonostante i controlli: «Abbiamo visto il layout dell’assegno a video, apparentemente era buono, ho telefonato alle Poste di Longana per controllare, ho trovato il numero in Internet sulle pagine bianche». Dopo la conferma dell’assegno valido, l’affare va in porto. Nadia Paoletti, impiegata dell’Aci che si occupò del passaggio di proprietà, ricorda la donna con il figlio, e un giovane: «Teneva lo sguardo basso. Aveva il basco, il bavero alzato, i guanti anche a firmare. Mi colpì che fosse abbronzato per essere dicembre». Guarda il book fotografico: «È quello della foto numero 4. Sì, sono sicura».

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15 ottobre 2024 ( modifica il 15 ottobre 2024 | 07:38)



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