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Evasione fiscale in calo: i fattori che stanno trasformando il sistema fiscale italiano #finsubito prestito immediato


Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato una riduzione significativa dell’evasione fiscale, con il cosiddetto “tax gap” che nel 2021 è sceso a 82,4 miliardi di euro, come riportato in un rapporto del Ministero dell’Economia pubblicato nel 2024.

Questo dato rappresenta una diminuzione di 3,2 miliardi rispetto al 2020, segnalando un miglioramento rispetto alla situazione precedente. Il report del MEF a cui si accenna è disponibile integralmente a questo link.

L’IRPEF: l’imposta più evasa

Nonostante i progressi, l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) rimane l’imposta più colpita dall’evasione, in particolare per quanto riguarda il reddito da lavoro autonomo e d’impresa. Nel 2021 si è registrato un aumento dell’evasione su questo fronte pari a 1,5 miliardi di euro (+5%). In totale, l’evasione IRPEF ha raggiunto i 29,5 miliardi di euro per i lavoratori autonomi e 3,9 miliardi per i lavoratori dipendenti irregolari, con un tasso di evasione del 66,8% tra i lavoratori autonomi.

Il tasso di evasione tra i lavoratori autonomi

Il lavoro autonomo rappresenta una sfida particolare per la raccolta fiscale. Il tasso di evasione tra i lavoratori autonomi è particolarmente elevato, attestandosi al 66,8%. Questo significa che oltre due terzi delle entrate teoriche generate da questa categoria non vengono versate all’erario. Le caratteristiche stesse del lavoro autonomo – con entrate spesso non tracciate in modo automatico, come avviene per i lavoratori dipendenti attraverso le buste paga – rendono più complesso il monitoraggio e la verifica della correttezza delle dichiarazioni fiscali.

Evasione dei lavoratori dipendenti irregolari

Anche tra i lavoratori dipendenti esistono fenomeni di evasione, ma si concentrano principalmente sui dipendenti irregolari, ovvero quelli che lavorano in nero o con contratti non dichiarati interamente. Nel 2021, l’evasione IRPEF attribuibile a questa categoria ha raggiunto i 3,9 miliardi di euro. A differenza dei lavoratori autonomi, i dipendenti regolari subiscono una trattenuta alla fonte direttamente dai datori di lavoro, il che rende molto più difficile (se non quasi impossibile) l’evasione per questa categoria.

Impatto complessivo

Complessivamente, l’evasione IRPEF ammonta a 29,5 miliardi di euro, rendendola l’imposta più evasa nel sistema fiscale italiano. Questo dato evidenzia come l’IRPEF, pur essendo una delle imposte fondamentali per il bilancio statale, sia soggetta a una perdita significativa di entrate. La sfida per il fisco italiano non è solo di individuare gli evasori, ma anche di trovare strategie più efficaci per promuovere una maggiore compliance tra le categorie più inclini all’evasione.

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Cause dell’evasione IRPEF

Diversi fattori contribuiscono all’elevata evasione dell’IRPEF, in particolare per i lavoratori autonomi. Tra questi, la complessità del sistema fiscale e le aliquote relativamente alte spingono molti contribuenti a cercare di ridurre il loro carico fiscale attraverso comportamenti evasivi. Inoltre, la percezione di un basso rischio di controllo o sanzione, unita a una (sub)cultura della tolleranza verso l’evasione in alcuni settori, alimenta ulteriormente il problema. Negli ultimi anni, l’Agenzia delle Entrate ha intensificato l’uso di tecnologie avanzate per migliorare la capacità di individuare casi di evasione, ma rimane ancora molta strada da fare per contrastare efficacemente il fenomeno su vasta scala.

Altri settori colpiti dall’evasione

L’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) e l’IRES (Imposta sul Reddito delle Società) seguono l’IRPEF in termini di evasione. L’evasione dell’IVA ammonta a 17,8 miliardi di euro, mentre il gap dell’IRES si attesta a 7,9 miliardi. Tuttavia, ci sono segnali positivi in alcuni settori: l’evasione nel mercato delle locazioni, ad esempio, è scesa a 222 milioni di euro, evidenziando un calo costante negli ultimi anni.

L’evasione dell’IVA

L’IVA è una delle imposte più importanti e diffuse, applicata praticamente a tutti i beni e servizi consumati. Nonostante ciò, nel 2021 l’evasione dell’IVA è stata pari a 17,8 miliardi di euro. L’evasione in questo settore si manifesta in varie forme, come la mancata dichiarazione delle vendite da parte delle imprese, il ricorso al “nero” nelle transazioni commerciali e l’utilizzo di pratiche fraudolente come le frodi carosello. Queste ultime, in particolare, sono diffuse in ambito internazionale e coinvolgono più Paesi per simulare compravendite che permettono di ottenere indebite detrazioni o rimborsi IVA.

Un altro elemento che alimenta l’evasione dell’IVA è la difficoltà di monitorare le microtransazioni e le vendite effettuate da piccole imprese o lavoratori autonomi. Questi soggetti, spesso non sottoposti a un controllo stringente, possono omettere la dichiarazione di parte delle loro entrate, contribuendo al gap tra il gettito IVA teorico e quello effettivo.

L’evasione dell’IRES

Le imprese tendono a ricorrere a diverse pratiche per evadere o eludere l’IRES, come la sottodichiarazione degli utili, l’uso di costi fittizi per ridurre il reddito imponibile o il ricorso a giurisdizioni fiscali estere (i cosiddetti paradisi fiscali) per nascondere parte dei guadagni.

La complessità delle norme fiscali e le scappatoie legali spesso consentono alle aziende di sfuggire ai controlli o di ridurre artificialmente il loro carico fiscale. In molti casi, l’evasione o l’elusione fiscale delle grandi aziende non avviene in modo diretto o palese, ma tramite l’uso di schemi sofisticati e operazioni contabili che sfruttano le lacune normative.

Riduzione dell’evasione nel settore delle locazioni

Un aspetto positivo del rapporto sull’evasione fiscale riguarda il settore delle locazioni immobiliari, dove si è registrata una continua riduzione dell’evasione. Nel 2021, il tax gap legato a questo comparto è sceso a 222 milioni di euro, evidenziando un calo costante negli ultimi anni. La riduzione dell’evasione nel settore immobiliare è stata favorita da una serie di misure adottate negli anni, come l’introduzione della cedolare secca (una tassa piatta sul reddito da locazione), che ha reso più conveniente per i proprietari dichiarare gli affitti percepiti.

Inoltre, il miglioramento dei controlli fiscali e l’aumento della tracciabilità delle transazioni immobiliari, grazie all’obbligo di registrazione dei contratti di affitto e all’uso sempre più diffuso dei pagamenti elettronici, hanno contribuito a ridurre il fenomeno dell’evasione nel settore.

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Altri settori e forme di evasione

Oltre all’IVA, all’IRES e alle locazioni, altri settori soffrono di livelli significativi di evasione. Tra questi, il commercio al dettaglio, dove il mancato rilascio di scontrini e ricevute fiscali è ancora piuttosto diffuso. Anche le professioni liberali e i piccoli artigiani rientrano tra le categorie più a rischio, soprattutto per quanto riguarda le transazioni in contanti, che rendono più difficile tracciare le entrate reali.

Un’altra forma di evasione rilevante è quella legata ai “falsi rimborsi” o alle detrazioni fiscali indebite. In alcuni casi, i contribuenti presentano dichiarazioni false per ottenere crediti d’imposta o rimborsi a cui non hanno diritto. Questo fenomeno, sebbene meno visibile rispetto all’evasione diretta, contribuisce in modo sostanziale al tax gap complessivo.

Riduzione progressiva del tax gap

Negli ultimi cinque anni (2017-2021), il tax gap complessivo è diminuito di circa un quarto, con una riduzione di 26 miliardi di euro. Gran parte di questa flessione deriva da una diminuzione delle mancate entrate tributarie, che si sono ridotte di 24,6 miliardi. Il miglioramento più significativo è stato nel gap IVA, con una riduzione di 17,8 miliardi, e nel settore delle locazioni, dove l’evasione è diminuita dell’80%.

Contributo dell’IVA alla riduzione del tax gap

Un elemento chiave nella riduzione del tax gap è stato il miglioramento nel settore dell’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto). Il gap IVA è diminuito di 17,8 miliardi di euro nel quinquennio, rappresentando una parte significativa della riduzione complessiva. Questo progresso è stato reso possibile da una serie di fattori, tra cui:

  1. Digitalizzazione delle fatture: L’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica nel 2019 ha avuto un impatto positivo nel migliorare la tracciabilità delle transazioni. La fatturazione elettronica ha reso più difficile per le imprese e i commercianti evadere il fisco, fornendo all’Agenzia delle Entrate dati più precisi e tempestivi sulle transazioni commerciali.
  2. Scontrini elettronici: Similmente, l’obbligo di emissione di scontrini elettronici ha migliorato il monitoraggio delle vendite al dettaglio. Questo ha ridotto il ricorso alle vendite in nero, una pratica che in passato contribuiva in modo rilevante all’evasione dell’IVA.
  3. Incentivi e disincentivi: L’introduzione di misure volte a favorire l’uso di pagamenti elettronici ha avuto un effetto positivo nel combattere l’evasione legata all’IVA. Strumenti come la “lotteria degli scontrini” hanno incentivato i consumatori a richiedere scontrini regolari, rendendo più difficile per i commercianti non dichiarare le vendite.

Calo dell’evasione nelle locazioni immobiliari

Un’altra area che ha mostrato un significativo miglioramento è quella delle locazioni immobiliari. Il tax gap in questo settore si è ridotto dell’80% negli ultimi cinque anni, arrivando a 222 milioni di euro nel 2021. La diminuzione è stata attribuita principalmente a due fattori:

  1. Cedolare secca: L’introduzione della cedolare secca, un regime fiscale agevolato che permette ai proprietari di pagare un’imposta forfettaria sui redditi da locazione, ha incentivato la dichiarazione degli affitti, poiché offre una tassazione più semplice e meno onerosa rispetto all’IRPEF. Questo ha spinto molti proprietari a regolarizzare i contratti di locazione e a dichiarare i redditi che in precedenza venivano nascosti.
  2. Controlli rafforzati: I controlli sull’evasione nel settore immobiliare sono stati migliorati, con una maggiore capacità di monitoraggio dei contratti di affitto registrati e delle compravendite immobiliari. Le autorità fiscali hanno potuto identificare meglio situazioni di mancata dichiarazione degli affitti, riducendo così il tax gap in questo settore.

Il ruolo delle entrate tributarie

Della riduzione complessiva del tax gap di 26 miliardi di euro, ben 24,6 miliardi derivano da una diminuzione delle mancate entrate tributarie. Questo risultato riflette il miglioramento nella riscossione di imposte chiave come l’IVA, l’IRES e l’IRPEF, nonché un aumento generale della compliance fiscale da parte dei contribuenti. Le entrate contributive, che includono i contributi previdenziali e assistenziali, hanno invece contribuito in misura minore alla riduzione del gap, ma comunque hanno mostrato miglioramenti grazie a un migliore monitoraggio del lavoro sommerso e all’introduzione di meccanismi di controllo più rigorosi.

Strategie di contrasto all’evasione

Il miglioramento complessivo del tax gap è anche il risultato di strategie di contrasto più efficaci messe in atto dalle autorità fiscali italiane. Queste strategie includono:

  1. Miglioramento dei controlli: L’Agenzia delle Entrate ha potenziato le proprie capacità di controllo attraverso una selezione mirata dei soggetti da verificare, basata su analisi di rischio e dati incrociati. Questo ha consentito di concentrare gli sforzi sui contribuenti più a rischio di evasione, riducendo i costi e aumentando l’efficacia dei controlli.
  2. Intelligenza artificiale e big data: L’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale e di analisi dei big data ha permesso all’Agenzia delle Entrate di analizzare grandi quantità di informazioni per individuare schemi di evasione e anomalie nelle dichiarazioni fiscali. Questa tecnologia ha migliorato significativamente la capacità di prevenzione e contrasto all’evasione.

Confronto con la media europea

Nonostante questi miglioramenti, l’Italia rimane al di sopra della media europea in termini di evasione fiscale. Nel 2021, il tax gap italiano era pari al 10,8%, contro una media europea del 5,3%. Tuttavia, l’Italia ha registrato il calo più marcato tra i Paesi europei, con una riduzione di 12,7 punti percentuali nel quinquennio, rispetto a una media continentale di 5,6 punti percentuali.

L’Italia: sopra la media europea

La discrepanza sopra riportata sottolinea l’esistenza di una (sub)cultura dell’evasione fiscale più diffusa in Italia, alimentata da una combinazione di fattori come la complessità del sistema fiscale, un’economia sommersa molto ampia e una percezione storica di impunità o scarsa deterrenza nei confronti degli evasori.

In diversi Paesi europei, la percentuale di tax gap è molto più bassa grazie a un contesto economico più trasparente e a una maggiore efficienza nella raccolta delle imposte. Ad esempio, in Germania e nei Paesi scandinavi, dove la fiducia nelle istituzioni fiscali è più alta, i livelli di evasione fiscale sono inferiori rispetto all’Italia. L’evasione sistematica e il lavoro sommerso risultano meno comuni, grazie a un insieme di regole più semplici e a un maggiore senso di responsabilità fiscale tra i contribuenti.

Progressi italiani rispetto all’Europa

Nonostante l’Italia parta da una posizione di svantaggio, il Paese ha registrato il miglioramento più marcato rispetto agli altri Stati membri dell’UE nel quinquennio tra il 2017 e il 2021. Durante questo periodo, l’Italia ha ridotto il suo tax gap di 12,7 punti percentuali, un calo molto superiore rispetto alla media continentale di 5,6 punti percentuali. Questo risultato è significativo e dimostra come le misure di contrasto all’evasione messe in atto dalle autorità italiane abbiano avuto un impatto concreto.

Tra i fattori che hanno favorito questa riduzione ci sono:

  1. Iniziative normative: Il governo italiano ha introdotto varie riforme mirate a semplificare il sistema fiscale e a promuovere la compliance spontanea, come la fatturazione elettronica obbligatoria e l’introduzione di incentivi per i pagamenti elettronici. Queste misure hanno contribuito a migliorare la trasparenza delle transazioni economiche e a ridurre la possibilità di evasione.
  2. Miglioramento dei controlli: L’Agenzia delle Entrate ha potenziato i propri strumenti di controllo e prevenzione dell’evasione, utilizzando tecnologie avanzate per monitorare meglio le attività economiche e identificare in modo più efficiente le anomalie fiscali. L’uso di algoritmi e intelligenza artificiale per incrociare i dati e individuare comportamenti sospetti ha reso i controlli fiscali più efficaci e mirati.
  3. Collaborazione internazionale: L’Italia ha anche rafforzato la cooperazione con gli altri Paesi dell’Unione Europea per contrastare l’evasione transnazionale e le pratiche di elusione fiscale, come il trasferimento di profitti verso paradisi fiscali. Queste collaborazioni hanno permesso di migliorare la capacità di individuare le imprese e i soggetti che utilizzano schemi complessi per sfuggire alla tassazione.

La media europea come obiettivo

Nonostante i miglioramenti, l’Italia rimane al di sopra della media europea e ha ancora strada da fare per raggiungere i livelli di compliance fiscale osservati nei Paesi più virtuosi. La media europea del 5,3% rappresenta un obiettivo ambizioso ma necessario per l’Italia, se vuole avvicinarsi agli standard fiscali dei partner europei. Ridurre ulteriormente il tax gap non solo permetterebbe di incrementare le entrate fiscali, ma contribuirebbe anche a ridurre le disuguaglianze tra chi paga regolarmente le tasse e chi le evade, migliorando la giustizia fiscale e la competitività del sistema economico nazionale.

Per raggiungere la media europea, sarà necessario continuare a migliorare i controlli, rendere più semplice e trasparente il sistema fiscale, e incentivare comportamenti conformi da parte dei contribuenti. Un ulteriore passo potrebbe essere l’adozione di misure più severe contro l’evasione, come sanzioni più pesanti e una maggiore rapidità nel perseguire gli evasori, insieme a una continua evoluzione tecnologica nel campo della fiscalità.

Le cause del miglioramento

I progressi nella riduzione del tax gap sono attribuiti a diverse misure. Tra queste, spiccano un’attività di contrasto all’evasione più efficace, l’implementazione di politiche che incentivano la compliance volontaria e una maggiore efficienza nei controlli, grazie all’uso di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale. Quest’ultima ha permesso una selezione più mirata delle posizioni da verificare, migliorando l’uso delle informazioni disponibili per identificare i casi di evasione fiscale.

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Maggiore efficacia nei controlli fiscali

Uno dei principali motivi del miglioramento è stata l’intensificazione dei controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. I controlli sono diventati più mirati e basati su un’analisi del rischio, che permette di individuare i contribuenti e le attività economiche più inclini all’evasione. Questa selezione mirata ha aumentato l’efficienza dei controlli, concentrando le risorse sulle aree con maggiore probabilità di evasione.

Grazie all’uso di sistemi informatici avanzati e alla collaborazione con enti terzi, come banche e istituti finanziari, l’Agenzia delle Entrate ha potuto incrociare più facilmente i dati relativi ai redditi, alle transazioni finanziarie e ai patrimoni, individuando discrepanze e potenziali situazioni di evasione. Questo approccio ha permesso di scovare comportamenti evasivi prima meno visibili.

L’introduzione della fatturazione elettronica

La fatturazione elettronica, obbligatoria dal 2019, è stata uno dei cambiamenti più significativi nel contrasto all’evasione fiscale. Questo sistema ha imposto alle imprese di emettere fatture digitali per le transazioni commerciali, garantendo così una maggiore tracciabilità delle operazioni economiche. La fatturazione elettronica ha ridotto le opportunità per le imprese di nascondere parte delle loro vendite o di emettere fatture false, una pratica spesso utilizzata per evadere l’IVA.

La digitalizzazione delle fatture ha anche permesso all’Agenzia delle Entrate di monitorare in tempo reale le transazioni e di incrociare i dati con quelli di altri settori economici, migliorando così la capacità di individuare eventuali anomalie. Inoltre, ha semplificato i processi amministrativi per le imprese, riducendo i costi e migliorando la trasparenza.

Incentivi per l’uso di pagamenti elettronici

L’adozione di misure volte a incentivare i pagamenti elettronici è stata un altro fattore determinante nella riduzione del tax gap. I pagamenti digitali, come le transazioni con carte di credito e di debito, sono molto più tracciabili rispetto ai pagamenti in contanti, che spesso favoriscono l’evasione. Le politiche italiane hanno promosso l’uso di questi strumenti per ridurre il lavoro sommerso e migliorare la trasparenza delle transazioni economiche.

Iniziative come la “lotteria degli scontrini”, precedentemente accennata, che (potenzialmente) premia i consumatori che richiedono scontrini fiscali per le loro spese, hanno incentivato il pubblico a richiedere documenti fiscali durante gli acquisti, riducendo così le vendite in nero. Parallelamente, l’abbassamento delle soglie per i pagamenti in contanti ha reso più difficile l’evasione da parte dei commercianti che preferivano operare senza rilasciare scontrini.

Semplificazione fiscale e incentivi alla compliance

Negli ultimi anni, il governo italiano ha cercato di semplificare il sistema fiscale per ridurre la complessità e incentivare la compliance spontanea da parte dei contribuenti. Uno degli esempi più efficaci è l’introduzione della “cedolare secca” sugli affitti, già descritta prima. Questo regime ha reso più conveniente per i proprietari dichiarare i redditi da affitto, riducendo il tax gap nel settore immobiliare.

Anche altre misure di semplificazione fiscale, come l’ampliamento del regime forfettario per le piccole imprese e i lavoratori autonomi, hanno contribuito a migliorare la compliance. Rendere più semplici e trasparenti le norme fiscali ha reso più difficile per i contribuenti evadere e ha incentivato una maggiore dichiarazione dei redditi.

Tecnologie avanzate: intelligenza artificiale e big data

L’utilizzo di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale (IA) e l’analisi dei big data, ha giocato un ruolo cruciale nel miglioramento del contrasto all’evasione. L’Agenzia delle Entrate ha iniziato a sfruttare algoritmi di intelligenza artificiale per analizzare enormi quantità di dati e identificare modelli di evasione. Questi strumenti permettono di analizzare in modo automatico e approfondito i dati relativi a transazioni finanziarie, dichiarazioni fiscali, proprietà immobiliari e altre informazioni rilevanti.

Grazie all’intelligenza artificiale, è possibile rilevare in tempo reale anomalie nei comportamenti fiscali e segnalare eventuali incongruenze. Questo ha consentito un approccio preventivo all’evasione, con la possibilità di intervenire prima che le situazioni evasive diventino rilevanti. Inoltre, la maggiore capacità di monitoraggio ha reso più difficili le frodi fiscali complesse, come quelle legate alle frodi carosello nell’IVA.

Collaborazione internazionale e contrasto all’elusione

Un altro fattore che ha contribuito al miglioramento del tax gap è la maggiore collaborazione tra l’Italia e gli altri Paesi, soprattutto nell’ambito del contrasto all’elusione fiscale internazionale. Le pratiche di trasferimento dei profitti verso giurisdizioni con fiscalità più favorevole sono state sempre più monitorate grazie alla cooperazione internazionale e a iniziative come il “Common Reporting Standard” (CRS), che obbliga le banche a segnalare alle autorità fiscali i conti detenuti da cittadini italiani all’estero.

Questa cooperazione ha permesso all’Italia di identificare meglio le aziende e i contribuenti che utilizzavano schemi di elusione fiscale, come il trasferimento dei guadagni verso paradisi fiscali, contribuendo a ridurre il tax gap nelle imposte sulle società.

Considerazioni finali

L’andamento positivo nella riduzione del tax gap riflette gli sforzi compiuti dall’Italia per migliorare la gestione fiscale e ridurre l’evasione. Tuttavia, il percorso verso una parità con la media europea è ancora lungo, richiedendo ulteriori azioni per migliorare la compliance e ridurre il tasso di evasione in settori chiave come il lavoro autonomo e le imprese.



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