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Pensioni nel 2025, la mappa delle vie di uscita e tutti i requisiti da 56 a 71 anni #finsubito prestito immediato


Niente riforma delle pensioni nella legge di Bilancio. Anche se deve essere ancora reso pubblico il testo della manovra, ormai è certo che non ci saranno rivoluzioni in materia di pensioni e di sistema pensionistico. Lasciando da parte la novità del bonus a chi rimanda la pensione anche a requisiti completati, ciò che dobbiamo sottolineare è che nel 2025 saranno attive, ancora una volta, le stesse misure di oggi.

Salvo piccoli ritocchi che non è escluso vengano inseriti eventualmente durante l’iter approvativo della manovra di Bilancio in Parlamento, possiamo già fare il punto della situazione, elencando misura per misura le pensioni che potranno essere prese dai lavoratori nel 2025.

Ecco, in sintesi, uno per uno gli strumenti di pensionamento previsti dal primo gennaio 2025.

Pensioni nel 2025, la mappa delle vie di uscita e tutti i requisiti da 56 a 71 anni

Iniziamo dalle cose semplici, cioè dalle misure di pensionamento classiche. Nonostante le tante voci che volevano ritocchi alla contribuzione minima delle pensioni di vecchiaia, che doveva salire da 20 a 25 anni di contributi, la misura anche nel 2025 si completerà semplicemente con:

  • 67 anni di età;
  • 20 anni di contributi.

Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, invece, la misura si centrerà con:

  • 67 anni di età;
  • almeno 20 anni di contributi;
  • la pensione, per essere erogata, deve essere di importo almeno pari all’assegno sociale.

La pensione di vecchiaia per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 e a 67 anni non riesce ad andare in pensione per via dell’importo minimo della pensione o per la mancanza dei 20 anni di contributi, sarà concessa con i seguenti requisiti:

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  • 71 anni di età;
  • almeno 5 anni di versamenti.

La pensione anticipata ordinaria 2025 e le due versioni per tutti o solo per i contributivi puri

Anche nel 2025 saranno due le versioni di pensione anticipata che si potranno percepire. La prima è generale, perché riguarda tutti coloro che, a prescindere dalla loro età, raggiungono:

  • almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per i lavoratori;
  • almeno 41 anni e 10 mesi di contributi per le lavoratrici.

Per chi ha cominciato a versare solo dopo il 1995, c’è una via che porta alla pensione anticipata contributiva, che si centra con:

  • almeno 64 anni di età;
  • almeno 20 anni di contributi versati;
  • una pensione non più bassa di 3 volte l’assegno sociale per tutti i lavoratori e per le lavoratrici senza figli;
  • pensione non più bassa di 2,8 volte l’assegno sociale per le lavoratrici che hanno avuto almeno un figlio;
  • pensione non più bassa di 2,6 volte l’assegno sociale per le lavoratrici che hanno avuto più di un figlio.

Ape sociale e quota 41, stesse platee di riferimento, più o meno

La conferma dell’Ape sociale anche per il 2025 apre a una doppia possibilità di pensionamento anticipato per:

  • caregiver;
  • invalidi;
  • addetti ai lavori gravosi;
  • disoccupati.

Doppia possibilità perché le quattro categorie prima citate sono le stesse che consentono di andare in pensione anche con la Quota 41 per i precoci, oltre che con l’Ape sociale.

Gli invalidi devono avere un grado minimo di invalidità certificata non inferiore al 74%.

I caregiver devono avere iniziato ad assistere il parente disabile da almeno 6 mesi. Chi svolge un lavoro gravoso deve averlo svolto per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7 anni. Il disoccupato deve aver terminato di percepire interamente la Naspi. Per la Quota 41 precoci non ci sono limiti di età. I requisiti da centrare nel 2025 saranno:

  • almeno 41 anni di contributi versati;
  • minimo 35 anni effettivi e senza figurativi da disoccupazione o malattia;
  • almeno un anno di contributi completato prima dei 19 anni di età.

Per l’Ape sociale, invece, i requisiti da centrare sono:

  • almeno 63 anni e 5 mesi di età;
  • minimo 30 anni di versamenti per invalidi, caregiver e disoccupati;
  • minimo 36 anni di versamenti per gli addetti ai lavori gravosi.

Lo scivolo per il lavoro usurante e quello per le lavoratrici

Due scivoli, uno ormai strutturale e l’altro confermato dalla legge di Bilancio, offrono concrete potenzialità di pensionamento anticipato.

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Per esempio, per chi svolge un lavoro usurante, da non confondere con le 15 attività di lavoro gravoso per l’Ape sociale e la Quota 41 per i precoci, ci sarebbero due vie di uscita dal lavoro nel 2025.

Una passa dalla già citata Quota 41 per i precoci, perché sia le 15 attività di lavoro gravoso che le mansioni usuranti danno diritto a questa pensione anche per il 2025 e con gli stessi requisiti citati sopra.

Per lo scivolo usuranti, destinato a chi svolge lavoro notturno, lavoro in linea a catena, autisti dei mezzi di trasporto pubblico o lavori usuranti in quanto tali, i requisiti da centrare sono:

  • almeno 61 anni e 7 mesi di età;
  • almeno 35 anni di contributi;
  • quota 97,6, completata sommando età e contributi con le frazioni di anno.

La pensione in… rosa

Uno scivolo è anche quello delle lavoratrici che avranno diritto alla pensione anticipata con Opzione Donna. Parliamo di lavoratrici e contribuenti che rientrano in una di queste quattro categorie:

  • addette di grandi aziende con tavoli di crisi aperti al Ministero del Made in Italy;
  • licenziate da grandi aziende con tavoli di crisi aperti al Ministero del Made in Italy;
  • caregiver che da 6 mesi vivono con un parente invalido da assistere;
  • invalide al 74% almeno.

E dal punto di vista dei requisiti, che come sempre vanno completati entro il 31 dicembre dell’anno precedente, le interessate devono raggiungere:

  • 59 anni di età per chi è alle prese con crisi aziendali;
  • 59 anni di età per invalide e caregiver che sono diventate madri più di una volta;
  • 60 anni di età per invalide e caregiver che hanno avuto un solo figlio;
  • 61 anni di età per invalide e caregiver senza figli;
  • almeno 35 anni di contributi.

La quota 103 e la pensione 2025 a 62 anni, ma con determinate invalidità uscita molto anticipata

Andare in pensione con la Quota 103 sarà ancora possibile nel 2025, perché anche in questo caso il governo ha rinnovato la misura estendendola di ulteriori 12 mesi.

Per andare in pensione nel 2025 con la Quota 103 è necessario raggiungere:

  • almeno 62 anni di età;
  • almeno 41 anni di contributi versati.

Può sembrare poco poter uscire a 62 anni, ma nel sistema c’è anche di meglio. Infatti, c’è chi può lasciare il lavoro anche prima dei 62 anni. Bisogna però avere una riduzione della capacità lavorativa pari ad almeno l’80%, ma specifica per il lavoro che l’interessato svolge oppure ha svolto per gran parte della carriera. Si tratta della pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile, che si ottiene con:

  • almeno 56 anni di età per le donne;
  • almeno 61 anni di età per gli uomini;
  • minimo 20 anni di contributi versati;
  • invalidità pensionabile o specifica pari almeno all’80% (non invalidità civile).

Le altre soluzioni di pensionamento in deroga ai requisiti ordinari

Anche se diventa complicato asserire che si tratta di misure ancora fruibili, nella mappa delle pensioni 2025 non si possono escludere le pensioni in deroga Amato. Si prendono sempre a 67 anni, ma con una carriera ridotta di soli 15 anni di versamenti. Ma i requisiti da avere sono piuttosto datati. Possono sfruttare questa possibilità coloro che rientrano in uno qualsiasi di questi tre diversi casi:

  • 15 anni di contributi interamente versati prima del primo gennaio 1993;
  • autorizzazione alla prosecuzione volontaria ricevuta dall’INPS entro il 31 dicembre 1992;
  • anzianità di iscrizione di almeno 25 anni e 10 anni di lavoro coperti da meno di 52 settimane di contributi previdenziali per anno.

Sconti e soluzioni alternative o in deroga ai requisiti vigenti ci sono, per esempio, anche per le lavoratrici madri, che possono andare in pensione di vecchiaia ad età più giovane rispetto ai già citati 67 anni. Infatti, per loro c’è la pensione di vecchiaia che si ottiene con:

  • almeno 20 anni di contributi;
  • 66 anni e 8 mesi di età per chi ha avuto un solo figlio;
  • 66 anni e 4 mesi di età per chi ha avuto due figli;
  • 66 anni di età per chi ha avuto tre o più figli.

Tornando infine ai lavori usuranti e ai lavori gravosi, c’è una via che consente di anticipare, anche se di poco, il pensionamento di vecchiaia. Infatti, per chi svolge un lavoro tra i tanti che rientrano nella Quota 41 per i lavoratori precoci, sia lavoro gravoso che lavoro usurante, si può andare in pensione nel 2025 con:

  • almeno 66 anni e 7 mesi di età;
  • almeno 30 anni di contributi da lavoro, senza figurativi, volontari o da riscatto.



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