Primo, “se si vuole che i rendimenti crescano per chi tiene la liquidità nel conto corrente, sarebbe bene porsi il problema della pressione fiscale” e togliere le misure che non rispondono ai dettami delle Costituzione sulla tutela del risparmio. Secondo: “Se lo Stato vuole far crescere la remunerazione dei depositanti in contro corrente ha delle strade: la prima è remunerare di più i conti correnti postali”. Per il resto c’è la concorrenza: “Non si può imporre qualsiasi prezzo e qualsiasi tariffa”.
A Firenze per l’annuale seminario dell’Abi con i media, il presidente dei banchieri, Antonio Patuelli, lancia l’appello per una maggiore tutela del risparmio. “Le normative in materia – osserva – sono vetuste e il risparmio deve avere una tassazione più limitata tanto più si allontana dalla speculazione e tanto più è stabile e prolungato”. In primo piano gli interessi di risparmiatori e imprese, ma non solo. “I quattrini – sottolinea Patuelli – si muovono attratti delle discipline fiscali e quindi occorrono regole europee di omogeneità fiscale ma, finché non ci sono, servono regole che possano attirare capitali e risorse in Italia e siano le più competitive. Bisogna essere lungimiranti: per l’Italia è priorità assoluta attrarre capitali e risparmi con una maggiore tutela del risparmio”.
Il presidente dell’Abi parla mentre a Roma il capo dello Stato firma la manovra presentata dal governo. Le misure per il comparto bancario, dice, comportano “sacrifici” tramite anche i mancati interessi e l’effetto dell’inflazione. Patuelli si aspetta che “non ci sarà un aumento dei costi” a carico dei clienti per rifarsi delle maggiori spese. Fra diverse fonti del comparto delle banche, quindi, si vede il bicchiere mezzo pieno: si è riusciti a evitare l’innalzamento ulteriore delle aliquote o altre misure fiscali che avrebbero avuto anche effetti distorsivi e si è tesa la mano alle esigenze di finanza pubblica.
Resta il nodo della tassazione fiscale sugli istituti di credito e i loro azionisti che va oltre il 50%, ma Patuelli spera che nei prossimi anni, grazie al recupero del Pil, non ci siano più tali esigenze di gettito. Infine una richiesta: “Sottrarre le banche dalla polemica politica”. E ancora: “Noi non siamo in partita, non siamo né governativi né oppositori. Non troverete mai un mio passaggio in questo senso, perché noi siamo indipendenti. Noi non cerchiamo vittorie, né siamo in competizione. Anche quest’anno, come sempre con tutti i governi, abbiamo cercato il dialogo”.
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