Spunta anche la corruzione nell’inchiesta sulla compravendita dell’ex bocciofila di corso Roosevelt, a Imperia.
La nuova ipotesi di reato, che non è contestata al presidente della Provincia Claudio Scajola, indagato per il solo abuso d’ufficio (la sua posizione sarà stralciata per effetto della riforma Nordio), è al vaglio degli organi inquirenti che, nel frattempo, secondo quanto trapela, avrebbero iscritto nel registro degli indagati altri soggetti oltre a quelli già noti.
Ad oggi l’indagine, oltre a Scajola vede coinvolti, con le accuse di falso e abuso d’ufficio, Rosa Puglia, segretario generale della Provincia, Manolo Crocetta, dirigente del settore legale, Michele Russo, dirigente del settore Infrastrutture, Pier Carlo Gandolfo, geometra del settore Infrastrutture, e Fulvio Modugno, ingegnere del settore Infrastrutture.
A seguito degli ulteriori accertamenti della Procura e di alcune importanti collaborazioni con gli organi inquirenti, l’inchiesta, partita con il sequestro, nel febbraio del 2024, dell’ex bocciofila Pietro Salvo per illeciti di natura edilizia, si sarebbe arricchita di tre nuove ipotesi di reato. Oltre alla corruzione, anche il favoreggiamento e la rivelazione di segreti d’ufficio. Con nuovi indagati, i cui nomi, per il momento, sono coperti dal più stretto riserbo.
Nel frattempo l’indagine prosegue a ritmo serrato, anche con l’acquisizione di nuova documentazione.
In base alla ricostruzione degli inquirenti, la Provincia avrebbe acquistato l’ex bocciofila da Pietro Salvo per 115 mila euro, accollandosi, dopo il rifiuto del proprietario a eseguirli, anche i lavori di demolizione degli abusi edilizi, 48 mila euro (affidati alla ditta Aldo Greco). Un totale di 163 mila euro, a fronte del prezzo, 30 mila euro, al quale Salvo la acquistò nel 2010.
L’ex bocciofila, inoltre, in base all’ipotesi accusatoria sarebbe all’origine della decisione del presidente Scajola di sollevare dall’incarico la dirigente della Provincia Patrizia Migliorini in quanto quest’ultima si sarebbe rifiutata di firmare l’approvazione del progetto di demolizione degli abusi edilizi commessi dal privato e il successivo atto di affidamento dei lavori.
Nelle carte dell’inchiesta è finita anche una mail inviata dalla segreteria del Presidente alla Migliorini con all’interno, scansionata, l’annotazione manoscritta di Claudio Scajola con il monito «I dirigenti risolvono se non riescono se ne vadano. questo è il dovere!!!”. Secondo la Procura una mail dal «degradante contenuto minatorio».
L’acquisto dell’ex bocciofila di corso Roosevelt, quest’ultima oggetto anche di un’inchiesta per corruzione che ha portato agli arresti dell’ex vicepresidente della Provincia Luigino Dellerba e di due imprenditori, Vincenzo e Gaetano Speranza, è stato voluto fortemente da Scajola per realizzarvi un parcheggio il cui progetto prevede 28 posti auto. —
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