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A Roma si ricalcola l’importo dell’assegno di cura e del contributo di cura, per i cittadini con grave e gravissima disabilità. Ma si ricalcola male: disomogeneità e addirittura violazioni della convenzione Onu sui diritti delle persone disabili vengono rilevate e denunciate da Maurizio Benincasa, presidente della First (Federazione italiana rete sostegno e tutela dei diritti delle persone con disabilità) ed Emanuela Borin, presidente dell’Odv Comitato Disabilità Municipio X, in una nota indirizzata a Direttore del Dipartimento Politiche Sociali e Salute di Roma Capitale Michela Micheli. Il riferimento è ai criteri di ricalcolo del punteggio per “assegno di cura” e “contributo di cura”. “Sono state ricevute segnalazioni da parte di utenti in continuità assistenziale, in merito alle richieste provenienti dai servizi socio-educativi dei vari municipi del Comune di Roma, per il ricalcolo del punteggio finalizzato a rimodulare l’entità dell’importo dell’assegno di cura (tra un minimo di 500 euro ed un massimo di 800 euro) e del contributo di cura (tra un minimo di 400 euro ed un massimo di 700 euro) – si legge nella nota – Dalle suddette segnalazioni emergono discrepanze e criticità, che si vanno ad elencare, concernenti modus operandi e modulistica adottata dai diversi municipi, in evidente contrasto con l’omogeneità di parametri di valutazione sancita dalle Dgr Lazio 897/2021 e Dgc 81/2022”. Per esempio, “alcuni municipi hanno convocato gli utenti in continuità assistenziale presso gli uffici dei servizi socioeducativi per la compilazione delle schede di valutazione (Municipio VII); altri municipi hanno invece inviato agli utenti moduli di autocertificazione da compilare e inviare agli uffici medesimi (Municipi XIV); altri ancora (Municipio X) si sono limitati a richiedere unicamente l’invio dell’Isee aggiornato, con una mera pubblicazione dell’avviso sul sito del Comune di Roma, senza alcuna specifica richiesta indirizzata ai singoli utenti”. Borin e Benincasa ricordano che, in generale, “ciascun Municipio dovrebbe, ai fini del ricalcolo del punteggio, predisporre moduli per acquisire le medesime informazioni corrispondenti ai parametri omogenei”, mentre “nei moduli di autocertificazione inviati da alcuni municipi, si riscontra disomogeneità delle informazioni richieste all’utenza e, al contempo, non corrispondenza con i parametri stabiliti nelle linee guida”.

Il problema riguarda, in particolare, l’assistenza diretta e indiretta, che vengono trattate in modo differente e rischiano di creare un modello assistenziale “di serie A”, per così dire, e uno di serie B. “Infatti mentre nella Dgr Lazio 897/2021, si assegnano agli utenti punteggi diversi sulla base delle ore del servizio di assistenza domiciliare, prescindendo dalla forma del medesimo servizio (diretta o indiretta), nei moduli utilizzati dai Municipi invece, si attribuisce rilevanza anche all’importo erogato per il servizio, ma unicamente per la forma indiretta dello stesso, configurando in tal modo una palese iniquità ai danni degli utenti che hanno il servizio nella forma indiretta”. In questo modo, “i beneficiari dell’assistenza indiretta anziché essere favoriti nel punteggio, addirittura vengono declassati in favore di chi sceglie la forma diretta, in netta violazione dell’art. 19 della citata Convenzione Onu”. Per questo, Borin e Benincasa chiedono “con urgenza un incontro istituzionale al fine di pervenire ad una modifica e revoca in autotutela delle dette schede di valutazione, entro sette giorni dalla presente”.

Lettera di una caregiver al sindaco di Roma

Alla questione accenna con preoccupazione anche Irene Gironi Carnevale, mamma e caregiver romana, in un passaggio della lettera aperta che ha indirizzato al sindaco Gualtieri, incontrato sulle strade del suo quartiere, in cui evidenzia le gravi carenze della città e il peggioramento delle condizioni sociali: “Le strade si sono riempite di spazzatura come neanche a Napoli negli anni ’60 e ’70 avevo mai visto, nell’indifferenza generale, anzi, con privati cittadini che alimentano lo scempio e ormai buttano fuori dal cassonetto su ciò che giace a terra senza neanche guardare se il cassonetto è vuoto, commercianti che scaricano i loro sacchi giganti adducendo che la raccolta commerciale non funziona, dopo i noti disservizi che hanno portato anche a denunce per inadempienza”. Il problema dei problemi è “l’impunità: si resta impuniti se si ostruisce con l’auto lo scivolo pedonale e se lo fai notare vieni anche insultato e minacciato; si resta impuniti se si occupa il suolo pubblico abusivamente tanto da impedire il passaggio a persone normodotate per non parlare di disabili, rimettendo a posto i tavolini dopo pochi minuti che è passato un controllo; si resta impuniti se ci si procura false certificazioni per non lavorare, ma essendo pagati ugualmente, creando disservizi a danno di tutti. Questo accade perché si è perso il senso di comunità”. E a questo si aggiunge, ultimamente, proprio lo scandalo del contributo per la disabilità. “Ci sono meccanismi incancreniti che non si sbloccano – osserva Carnevale – così vediamo che i Municipi troppo spesso vanno in ordine sparso, stravolgendo il senso di provvedimenti importanti, uno su tutti la riparametrazione del contributo per la disabilità grave e gravissima, innescando una ‘guerra tra poveri’ in un mondo, quello della disabilità, che soffre quotidianamente assenze importanti sul fronte istituzionale e di cui potremmo parlare per giorni e giorni”.
Molte le associazioni a sostegno delle due iniziative , in particolare scendono in prima linea anche Hermes ed Oltre lo Sguardo.

Chiara Ludovisi



 

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