Disagi sulla statale 36, allagata da giorni. «Faremo una figuraccia durante i Giochi», dice il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni
La fotografia della paralisi è l’intervento di una pattuglia della Squadra volanti della Polizia per scortare un furgone che trasportava farmaci salvavita da Abbadia fino all’ospedale Manzoni. Non sono bastati i dispositivi luminosi, gli agenti sono dovuti scendere in strada, guidando nelle manovre l’autista del mezzo per trovare una complicata via di fuga. Due giorni di caos (code chilometriche in ingresso e in uscita dalla città, per chi proveniva da Milano colonna ferma già a Costa Masnaga) a causa dell’allagamento dell’attraversamento di Lecco, il tratto della statale 36, la strada delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, che corre nel ventre della città. La carreggiata sud è stata riaperta nel pomeriggio di venerdì, da sabato sera è transitabile anche la corsia di sorpasso in direzione nord. Restano chiusi alcuni svincoli.
Ci sono volute 48 ore per drenare l’acqua nella galleria San Martino, ma a piovere adesso sono le polemiche. «Quello che è accaduto apre uno scenario preoccupante sulla reale tenuta di questa infrastruttura — spiega il sindaco, Mauro Gattinoni —. Lecco ha dovuto sopportare, e probabilmente dovrà ancora farlo nei prossimi giorni, un traffico senza precedenti che si è riversato dalla statale sulla nostra rete urbana. Penso ai disagi quotidiani dei cittadini, delle imprese, ma anche alla figuraccia che faremo a livello mondiale durante i Giochi a cinque cerchi. Frane, allagamenti, incidenti: la 36 chiude in media, lungo tutto il suo tracciato, due volte alla settimana, significa che durante il mese delle Olimpiadi dovremo mettere in conto più di una paralisi. Tra gli interventi progettati e finanziati, compresi quelli riguardanti la statale, non ci sono però risorse destinate al tunnel del Monte Barro, all’attraversamento e alla galleria San Martino, il sistema viabilistico inaugurato 25 anni fa». Prima del Covid la superstrada che collega Milano alla Valtellina era percorsa in media da 75 mila veicoli al giorno, saliti ora a 95mila (è tra le arterie più trafficate della Lombardia). A questo si aggiunge la fragilità della linea ferroviaria, blocchi, ritardi, l’ultimo stop pochi giorni fa per un’auto travolta dal treno al passaggio a livello di Villa di Tirano.
«I limiti della rete infrastrutturale gravano pesantemente sull’intera economia territoriale rendendoci meno competitivi», il grido d’allarme lanciato da Marco Campanari, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio. «Ha ragione — prosegue Gattinoni —. Occorrono investimenti a livello statale e regionale: il quarto ponte a due corsie di marcia e lo svincolo di Pescate, lo sblocco del cantiere della Lecco-Bergamo, l’impegno per rendere l’attraversamento cittadino omologato per il passaggio dei mezzi che trasportano materiale infiammabile, senza che debbano essere dirottati, come accade ora, sul lungolago. E i treni devono funzionare. Stiamo lavorando con le Ferrovie, con l’Agenzia del trasporto pubblico e Regione Lombardia per progettare un polo della mobilità capace di connettere trasporto su gomma e ferro, pubblico e privato, per avere a disposizione una alternativa praticabile in caso di interruzioni».
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