Scaduto il termine per presentare gli emendamenti, vediamo quali sono le principali novità che emergono dal decreto Salva-Casa e come sfruttare le opportunità offerte dalla misura voluta dal governo per regolarizzare piccole violazioni. Il tutto ricordando che l’ambito legato alla casa è tra le principali finalità per le quali gli italiani ricorrono a un finanziamento.
Come sanare le irregolarità in casa
Il decreto consente di vendere in tempi più rapidi e con meno spese gli edifici costruiti in un’epoca (fino al 1967) nella quale non era obbligatorio avere la licenza edilizia.
Gli interventi sanabili vanno dall’allargamento delle finestre e dalle verande ampliate senza titoli ai soppalchi aggiunti e non documentati, dai tramezzi spostati alle aperture non conformi ai permessi edilizi.
Oltre alla sanatoria, il provvedimento normativo amplia il perimetro degli interventi che potranno essere realizzati senza alcun titolo abilitativo, né permesso e/o comunicazione. In particolare, viene prevista una tolleranza nella metratura aggiuntiva fino al 5%, mentre per quanto riguarda le difformità parziali (rispetto a quanto autorizzato dal Comune), si concede la possibilità di avviare a pagamento la procedura di accertamento di conformità. Tra gli interventi possibili, anche l’installazione di pompe di calore fino a 12 kw, la rimozione di barriere architettoniche e l’installazione di vetrate panoramiche amovibili.
Misura ad hoc per Milano
Nel decreto governativo è previsto anche un intervento per sbloccare l’impasse che si è venuta a creare a Milano, dove la Procura ha acceso il faro sulle modalità di concessione delle autorizzazioni edilizie, con la conseguenza che buona parte degli sviluppi immobiliari attesi in partenza sono stati congelati in attesa di chiarimenti. Attraverso l’emendamento Salva Milano si scongiura la sovrapposizione tra le norme statali e regionali e i provvedimenti comunali che consentono la “demo-ricostruzione” accompagnata dalla Scia.
Le reazioni degli addetti ai lavori
L’Agefis, associazione dei geometri fiscalisti, ha mostrato approvazione per il decreto, in particolare per la la semplificazione delle procedure (ad esempio per il cambio di destinazione d’uso senza opere) e il silenzio assenso sufficiente ad approvare le richieste di sanatoria.
Anche se al contempo gli intervistati non si attendono un impatto rilevante sul mercato immobiliare, dato che molte difformità sono silenti, spesso risalenti nel tempo e quindi sconosciute agli attuali proprietari. Da qui la considerazione che verosimilmente l’interesse a sanare emergerà subito solo per chi ha necessità di vendere al più presto. Anche perché la procedura costa, sia per le sanzioni, che per la parcella del tecnico soprattutto perché ogni situazione è diversa dalle altre e pertanto non si può procedere con schemi preconfezionati.
Diversa la posizione del Cnappc (Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori), secondo il quale si “continua ad ampliare l’ambito di incertezza interpretativa della norma introducendo modifiche parziali finalizzate a snellire aspetti procedurali che di fatto costituiranno misure a regime”. Un processo che, spiegano gli addetti ai lavori, si traduce, in alcuni casi, in un affidamento improprio di responsabilità ai tecnici abilitati, architetti e ingegneri liberi professionisti, come già avvenuto con le asseverazioni.
Così, se da un lato, il provvedimento si propone di legittimare piccole difformità, dall’altro, dall’altro viene evidenziato “l’eccessivo carico di compiti e responsabilità a carico dei professionisti”.
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