Dopo pensionati e lavoratori, c’è chi chiede di reiterare l’inganno sui contribuenti
di Vito Schepisi
Il Governo Monti, insediato dal Presidente Napolitano nel 2011, è stato tra i più antipopolari che l’Italia democratica abbia mai subito.
Tra le misure di severità e restrizione, particolare attenzione s’accentrò sui lavoratori e sui pensionati (salvaguardando le categorie più “potenti”: i magistrati, ad esempio).
Si era ai tempi dello “spread” – di cui tantissimi ancora non ne conoscono le dinamiche – che ogni mattina scuoteva il risveglio d’ogni italiano con la notizia dei suoi sbalzi.
Questo indicatore (spread dall’inglese si può tradurre con “differenza) misurava quotidianamente la misura della differenza di rendimento tra due titoli che avevano la stessa durata.
Nel 2011, prendendo per riferimento un titolo tedesco (Bund) con scadenza a 10 anni, si raffrontava il BTP (Buono del Tesoro Poliennale) italiano della stessa durata.
Tanto più è alto il valore di conversione d’un titolo pubblico, tanto più è debole la fiducia che il titolo riscuote sul mercato ed il costo che l’emittente (in questo caso lo Stato italiano) deve pagare (rendimento) per piazzarlo sul mercato.
Il giudizio etico e politico su ciò che accadde prima, durante e dopo il 2011 lo si lascia alla storia, dopo aver soltanto sottolineato l’intensa attività del Presidente della Repubblica dell’epoca.
Si può, però, anticipare che apparvero, con evidenza, le trame d’una congiura di Palazzo e che, come per ogni “noir” che si rispetti, gli avvenimenti s’intrecciarono con fini (o Fini?), con trame, con tradimenti, con ambizioni, con complicità (anche estere) e con abusi.
Tutto a danno della democrazia e del diritto di scelta degli italiani.
Dal 2011 al 2022, infatti, in Italia non c’è mai stata una maggioranza votata dagli elettori.
Solo nel 2022, con il prevalere del Centrodestra, il Popolo, esprimendo una solida maggioranza, ritornerà a riprendersi la sua sovranità.
Ritorniamo, però, ai fatti del 2011, per ricordare la peggiore mannaia antisociale che il governo Monti, insediato (motu proprio) dall’inquilino del Quirinale (Re Giorgio impersonò l’ossimoro d’un re repubblicano).
La scoperta dell’uovo di Colombo della sinistra italiana avvenne con l’accorgersi che a rendere i mercati instabili, e a determinare la perdita di fiducia nella politica economica-finanziaria dell’Italia c’era l’enorme debito pubblico che dominava, come una spada di Damocle, sulla testa di tutti gli indicatori economici del Paese.
Lo stesso uovo di Colombo che ora scopre l’ex Ministro Fornero che chiede di contenere il debito aumentando le tasse.
Nessuno, però, pensava ai dissipatori di risorse ove il debito lievitava tra i fenomeni di corruzione, privilegi, moltiplicazione dei costi, casse integrazioni che servivano alle imprese furbone di elasticizzare le produzioni (i Tavares non sono nati oggi: avevano altri nomi ma c’erano anche ieri, ed in Italia ci sguazzavano alla grande), di spesa improduttiva, di truffe, di dissipazione di forniture di consumo, di parcellizzazioni a pioggia, di investimenti sbagliati, di inutili costi burocratici, di cattiva distribuzione delle risorse umane, di mancanza di professionalità, di sistemi obsoleti, di scarsa cultura del Territorio, di opere finanziate e lasciate a metà.
E poi, ancora, per la voragine del debito degli enti locali, per la disorganizzazione, per l’ignoranza gestionale e progettuale, per gli speculatori, per i finti invalidi, per il cattivo funzionamento della giustizia, per il peculato e … per chi più ne vuole ne metta.
La scelta più facile è sempre stata quella di chiedere, con la complicità delle forze sociali, di stringere la cinghia a lavoratori e pensionati.
In Italia c’è un fenomeno strano: il sindacato, a prescindere dai diritti e dalla difesa dei salari di lavoratori e pensionati, si muove alla comprensione e si mostra responsabile, quando al Governo c’è una parte politica, mentre s’indigna e diventa arcigno se ce n’è un’altra.
C’è anche chi fa di più, e chiede d’aumentare le tasse, come fa la Prof.ssa Elsa Fornero, l’ex Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale che piangeva in tv, mentre infieriva sui lavoratori e sui pensionati.
Resterà alla storia la sua apparizione piangente in tv a fianco di Monti, Capo del Governo insediato da “Re Giorgio” (senza il consenso degli italiani).
Non si potranno dimenticare coloro che, con un mix di cinismo e perfidia, oltre ad aumentare di 5 anni gli anni di servizio ai lavoratori dipendenti, dopo aver messo per strada senza salario o pensione circa 400 mila esodati, congelavano ai pensionati (nelle fasce di ceto medio) anche la rivalutazione del costo della vita sulle pensioni, creando a tanti improvvise difformità di opportunità.
La Signora Fornero, che difende ancora la sua cinica riforma, detta ancora – questa volta contro i contribuenti – le sue ricette punitive: “Abbiamo l’impegno di ridurre il debito pubblico. Meloni deve dire se ridurre la spesa o aumentare le entrate, i miracoli neanche lei li fa”.
A parte i miracoli, inutili da chiedere, perché l’unico possibile è quello della responsabilità di tutti che è anche il miracolo più difficile da ottenere, si deve fare di più per controllare la spesa.
D’aumentare le tasse, invece non se ne dovrebbe neanche parlare.
Non vorrei che la Prof.ssa Fornero, presa da un lungo e vistoso rancore, ignori il monito lungimirante di Winston Churchill: “Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico”.
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