MACERATA Una politica sui servizi scolastici che non aiuta le famiglie, in particolari quelle che hanno meno possibilità economiche. L’affondo è della consigliera comunale di Macerata Bene Comune, Stefania Monteverde, che riapre il fronte delle mense scolastiche alle quali, però, aggiunge una sorta di ‘doppia velocità’ su cui si muovono gli istituti scolastici comunali, infanzia, primaria e scuola media inferiore, che vede alcune strutture al top della modernità rispetto ad altre che restano invece indietro.
I costi
«Purtroppo Macerata, visti i dati Istat, è una delle dieci città più care d’Italia – afferma la consigliera Monteverde – e non si fa nulla per venire incontro alle famiglie che spendono 612 euro l’anno di media (dati di Cittadinanza attiva) per usufruire del servizio di mensa scolastica. In una situazione di grande difficoltà delle famiglie si potrebbe intervenire di più sulla spesa delle famiglie per le mense scolastiche. Lo dico perché nell’ultimo bilancio consuntivo l’assessora Piccioni ha sottolineato come il bilancio consolidato del 2023 si chiuda con un attivo di 2,5 milioni di euro. Io mi chiedo allora perché una parte di questi soldi non si distribuiscano alle famiglie per avere una sostenibilità nei conti familiari in riferimento alle mense scolastiche? E’ vero che quest’anno, come dice sempre l’assessore Cassetta, non ci sono stati aumenti nelle tariffe, però gli incrementi c’erano stati lo scorso anno e tali sono rimasti». Ma un altro elemento che la consigliera di Macerata Bene Comune critica è la qualità di quanto offrono le mense scolastiche rispetto all’esborso richiesto alle famiglie. «La qualità delle mense è caduta rispetto a qualche anno fa – prosegue Stefania Monteverde -. Su 12 mense scolastiche per 5 scuole i pasti vengono trasportati e non invece cucinati da cuochi interni, ossia quelle figure che consentono la cura e l’attenzione al momento educativo del pasto ma pure la qualità del cibo offerto.
Aggiungo che sul sito del Comune di Macerata non è stato più aggiornato dal 2018-19 il controllo di qualità tramite questionari che venivano fatti dalle famiglie a fine anno per una valutazione dell’offerta. Quindi tariffe aggiornate e alzate ma non le valutazioni. Non solo, Macerata è scomparsa dalle classifiche nazionali delle mense bio che, nella gestione del centrosinistra, ci vedeva sempre tra le migliori dieci in Italia: questo ci ha consentito di beneficiare in due anni di 400 mila euro, un fondo mense bio premiale del governo che abbiamo redistribuito per la metà non facendo pagare alcune mensilità alle famiglie. Ora il Comune ha ricevuto 30 mila euro dal governo, una cifra irrisoria che ovviamente non può essere redistribuita alle famiglie perché inciderebbe marginalmente sulla quota da pagare per il servizio. E’ il segnale che arriva dal governo centrale, ed anche da quello locale, di una scarsa per non dire inesistente attenzione ai problemi che pesano sulle famiglie».
Le disparità
Sugli altri servizi offerti dalle scuole comunali Stefania Monteverde punta il dito sulla disparità esistenti in un territorio comunque piccolo. «Premetto che va benissimo la scuola fatta dalla Fondazione Bocelli a Sforzacosta -ribadisce la consigliera comunale- innovativa in tutto, dagli arredi all’impostazione ed ai colori. Però bisogna anche dire che non sono stati aggiunti posti per il nido dell’infanzia, non c’è un aumento dei servizi a Macerata e quindi un aiuto alle famiglie. Seconda cosa è che tutte le scuole dovrebbero avere le stesse opportunità. Non una sola scuola modernissima mentre tutte le altre magari si ritrovano in vecchie situazioni. Lo dico anche alla luce delle difficoltà incontrate dai genitori nel parlare con l’amministrazione per il caso dei ratti alle Vergini e sono dovuti ricorrere al prefetto. Questa amministrazione non fa attenzione ad una qualità ed innovazione dei servizi per tutti. Uno squilibrio sulla città perché abbiamo una bella scuola di serie A e tanti altri istituti di serie B e che meriterebbero grossi investimenti su strutture, arredi, tecnologia».
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