Crisi abitativa, le soluzioni della Lombardia
L’offerta-casa della Regione
Intervista al vice presidente del Consiglio regionale
Giacomo Basaglia Cosentino, classe 1987, è il giovane vice presidente del Consiglio regionale della Lombardia, eletto nelle liste di Lombardia Ideale – Fontana Presidente, di cui è segretario regionale e che conta su una rete di ben 300 amministratori locali. Ma soprattutto è un politico che mostra grande interesse al tema immobiliare, in particolare al problema abitativo che in questa Regione è fortemente sentito.
Vice presidente Cosentino, una delle chiavi di volta della complessa situazione, è il patrimonio Aler, che può offrire migliaia di abitazioni ai meno abbienti, altrimenti costretti a fuggire da Milano. Un patrimonio di proprietà della Regione, anche se non gestito direttamente ma afflitto dalle occupazioni abusive e dal pessimo stato di conservazione di molti edifici. Cosa pensate di fare?
Abbiamo predisposto un piano di ristrutturazioni di decine di milioni di euro, 21 milioni per la riqualificazione di 700 alloggi Aler sfitti a Milano, Bergamo, Lecco e Sondrio e procediamo con gli sgomberi. Ma stiamo lavorando con il bilancio per le nuove risorse per la manutenzione e la rigenerazione urbana. L’abusivismo nei quartieri è un fenomeno quasi esclusivamente metropolitano e riguarda sia gli alloggi Aler che gli alloggi del Comune (gestiti da MM). Gli sgomberi degli alloggi Aler sono programmati dalle Aler, in accordo con la Prefettura di Milano e i servizi sociali del Comune che devono valutare eventuali situazioni di fragilità (es. presenza di minori, anziani, eccetera). Gli sgomberi di rilievo per dimensioni e criticità – come quello di Via Bolla ad esempio – vengono concordati preventivamente nel Comitato Ordine Pubblico poiché l’azione era complessa in una situazione molto consolidata. Di norma, avvengono circa 500 sgomberi di alloggi all’anno, di cui la maggior parte avviene in flagranza di reato. Ma manca sempre il personale per attuare gli sgomberi.
A Milano ma anche nei principali Comuni lombardi è arrivato il decreto Salva casa, chi lo vede come un pericolo e chi come un’opportunità. Ma la Regione è chiamata a darvi una concreta attuazione.
Come consiglio abbiamo spinto il Salva casa già dalla scorsa legislatura con una proposta parlamentare (PLP). Parliamo di buon senso e non di condono. Regione Lombardia è in costante contatto con gli operatori del settore e i referenti politici nazionali per elaborare le proposte in tempi rapidi.
È in arrivo anche una norma nazionale sulla rigenerazione urbana.
Noi crediamo moltissimo nella rigenerazione urbana, abbiamo già approvato una legge per le aree dismesse. Qualche Comune non la ha applicata, nonostante il consenso degli operatori e il collaudato buon funzionamento. Il nostro fine è consumo di suolo zero e riqualificazione aree dismesse o aree da rigenerare.
Altro tema centrale è la svolta green, promossa dall’Europa ma che in Lombardia aveva già trovato attuazione.
Per abbattere l’inquinamento limitare le auto è un palliativo, già durante il Covid non è sceso il tasso in proporzione al calo del traffico. Il problema sono gli edifici. Peraltro il bando viene sempre riaperto con le misure per auto ibride ed elettriche ma senza obblighi. Consideriamo anzitutto che la Lombardia è in una posizione disagiata dal punto di vista dell’atmosfera, le tempistiche della direttiva Ue vanno bene in Olanda, non sono applicabili in Lombardia.
Intanto, però, i cittadini possono rinnovare le caldaie con impianti moderni e non inquinanti.
Certo, un bando regionale prevede, per gli edifici in Lombardia, incentivi per la sostituzione degli impianti termici civili più inquinanti con impianti a biomassa a basse emissioni. La domanda di partecipazione può essere presentata esclusivamente online sulla piattaforma informativa Bandi e Servizi all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it fino alle ore 16 del 15 settembre 2025, salvo esaurimento anticipato delle risorse. La dotazione finanziaria è di 23 milioni, di cui 20 alle persone fisiche (cittadini), 2 ai condomìni e 1 a piccole e medie imprese, incluse le ditte individuali (Pmi). Ciascun soggetto richiedente può presentare fino a 5 domande di contributo, una per ogni impianto, sempre che per ciascun impianto sia già stata presentata la domanda di contributo al Gse (Gestore Servizi Energetici), mediante il Portaltermico previsto dallo stesso Gse per il Conto Termico. Il contributo regionale è a fondo perduto e va ad integrare il contributo riconosciuto dal Gse (Conto Termico) per lo stesso intervento. Per le persone fisiche il contributo regionale integra il contributo del Gse fino a raggiungere la copertura dei costi ammissibili, dal 60% all’80% a seconda delle emissioni. Per i condomìni il contributo è riconosciuto al 70% dei costi ammissibili, indipendentemente dalla soglia emissiva. Per le Pmi il contributo regionale, sommato al contributo riconosciuto dal Conto termico, non può comunque superare le seguenti percentuali: 65% nel caso di micro e piccole imprese, con incluse le imprese individuali, e 55% nel caso di medie imprese.
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