Quella appena trascorsa è stata una settimana da soft landing. I mercati finanziari sono da diverso tempo in balìa di due scenari. Da una parte il tanto agognato atterraggio morbido, dall’altra la minaccia dell’hard landing (recessione). Gli ultimi dati macro hanno segnato un 3-0 per la squadra del soft landing.
L’inflazione negli Usa del mese di luglio (misurata attraverso il consumer price index) è scesa dal 3,3% al 3,2%. Si tratta del livello più basso degli ultimi tre anni. Ancora più confortante il dato dell’inflazione core, depurata cioè dei prezzi più volatili come quelli energetici e alimentari, scesa dal 2,5% al 2,4%.
Inflazione e occupazione
Quindi il processo di disinflazione sta procedendo come sperato dalla Federal Reserve. E come sta andando invece l’altra parte del mandato della banca centrale statunitense, ovvero quella relativa all’occupazione? Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione si sono attestate a 227mila, meno del previsto (235mila). È la seconda settimana consecutiva che questo dato offre segnali di miglioramento (meno richieste di sussidi si fanno più tonico è il mercato del lavoro) dopo che le richieste a fine luglio erano balzate a 250mila, il massimo dell’ultimo anno.
Altro gol in favore del soft landing. Il terzo gol (dopo quelli apportati dalla disinflazione e dalle basse richieste di sussidi) è arrivato dai consumi.
Le vendite al dettaglio negli Usa sono cresciute dell’1% a luglio, ribaltando il -0,2% di giugno e superando anche le stime (+0,4%). Ciò vuol dire che i consumatori (che determinano il 70% del Pil negli Usa) sono ancora sul pezzo. Secondo Lydia Boussour, economista senior di EY: «I consumatori sono diventati più esigenti nelle loro spese, dato che continuano ad affrontare prezzi e costi di finanziamento più elevati, ma gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio mostrano una continua disponibilità a spendere».
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