L’agrivoltaico, quello dinamico e non semplice da installare visto che è stato bocciato quello a terra/interfilare, attira (ma non troppo) gli agricoltori. Al bando agrivoltaico del Pnrr hanno presentato 643 domande, potenza complessiva oltre 1,7 gigawatt. Richieste per 920 milioni, ma ci sono 1,1 miliardi. Se non si recupera con altri bandi si rischia di perdere centinaia di milioni.
Contributo a fondo perduto del 40%, per l’agrisolare si arriva al 80%
I numeri sono quelli del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e la notizia è stata diffusa al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Il bando offre una tariffa incentivante – diversa a seconda del livello di insolazione dei diversi territori – in conto esercizio sull’energia netta immessa in rete. Ma c’è anche un contributo in conto capitale fino al 40%. Nel bando parco agrisolare – l’ultima tranche da 250 milioni si assegna a partire dal 16 settembre (leggi qui) – si arriva al 80%.
Si è andati in overbooking così la misura ha visto un ulteriore riconoscimento dalla Commissione europea:800 milioni. Quasi tutti già impegnati.
Già saturato il contingente di potenza disponibile
Le richieste pervenute nell’asta, riservate a impianti di qualsiasi potenza realizzati da imprenditori agricoli e aggregazioni di cui faccia parte almeno un operatore agricolo, per tutte le potenze a partire da un kilowatt, hanno ampiamente saturato il contingente di potenza disponibile (circa 1554 sui 740 megawatt previsti).
Quasi raggiunto il limite del contingente quelle pervenute nei registri (229 su 300), relative a impianti da uno fino a mille kilowatt nella titolarità di operatori agricoli o loro aggregazioni.
“E’ un risultato molto incoraggiante – spiega il Ministro Gilberto Pichetto – che conferma l’ottimale definizione della misura prevista dal Pnrr, ma che certifica soprattutto la matura attenzione del mondo agricolo verso soluzioni che facciano coesistere produzione di qualità e nuove soluzioni energetiche rinnovabili”.
Non si è esaurito il fondo a disposizione, restano centinaia di milioni non spesi
Le richieste sono sotto l’offerta ovvero 920 milioni ma a disposizione c’erano 1,1 miliardi (leggi qui). Restano in cassa circa 200 milioni. Senza dimenticare che non è detto che tutte le richieste presentate al bando agrivoltaico arrivino in porto.
Nel parco agrisolare l’intervento è abbastanza semplice: ci si limita a montare i pannelli sui tetti delle strutture aziendali. Per di più si finanziano anche gli accumulatori (fino a 100mila euro) e pure le colonnine di ricarica (30mila euro).
Un bando che diventa invitante anche per gli scettici verso la mobilità elettrica visto che si riduce quasi a zero il costo del carburante. Chi in azienda ospita turisti può offrire l’energia come incentivo ai visitatori in elettrico.
Il bando agrivoltaico, invece, non è semplice (leggi qui). Il progetto deve comprendere una relazione agronomica ovvero si deve dimostrare oltre la produzione di energia il beneficio per le colture.
L’ombreggiatura offerta dai pannelli fa bene a piante e frutti, può ridurre il fabbisogno idrico e anche i trattamenti fitosanitari. Si guadagna in qualità e si risparmia sui costi di produzione.
I limiti del bando agrivoltaico
Ma attenzione non tutte le colture sono adatte all’agrivoltaico: il mandorlo no e il nocciolo si. Per questo si deve prestare forte attenzione al dato agronomico.
Non è semplice neanche l’installazione, si tratta di vere e proprie opere edili perché bisogna fissare i pannelli a qualche metro di altezza. Devono essere stabili. Si fermano a 2,1 metri per l’allevamento, pensiamo a quello ovino. Perciò alcuni operatori lavorano per questo solo su campi nuovi.
Come recita correttamente il bando si tratta di una sperimentazione, al contrario del bando agrisolare, e ben venga. Ma si poteva salvare l’agrivoltaico di tipo 2 nei terreni molto poveri e marginali. Quelli spesso destinati ad essere abbandonati che, attraverso dei pannelli a terra, possono essere coltivati nelle interfila.
In questo caso l’entrata dalla produzione energetica permette di ottenere un bilancio ed evitare l’ormai sistematica fuga dalle campagne e dall’agricoltura. Purtroppo il ministro Lollobrigida ha vietato questi moduli.
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