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Dopo il Superbonus al 110%, anche il bonus casa green non trova conferma nella Legge di Bilancio 2024. Una decisione che mal si concilia con la necessità stringente di adeguare il nostro patrimonio immobiliare obsoleto alle misure dettate dalla Direttiva green dell’Ue e che potrebbe condizionare la decisione di molte famiglie che avevano preso in considerazione l’acquisto di una casa efficiente.

Ma andiamo con ordine.

Cos’è il bonus case green

All’interno delle misure volte a incentivare la riqualificazione edilizia residenziale e il risparmio energetico nelle case, il bonus casa green aveva come finalità il sostegno dell’acquisto di immobili a basso impatto ambientale.

Nello specifico, per gli acquisti effettuati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, il bonus casa green concedeva una detrazione fiscale del 50% sull’IVA in dichiarazione dei redditi a partire dall’anno in cui veniva sostenuta la spesa e per i successivi 9 anni: un’agevolazione distribuita su dieci anni in altrettante quote di pari importo.

Le condizioni per ottenere il bonus

La detrazione fiscale del 50% sull’IVA sostenuta era possibile solo se i lavori venivano effettuati su immobili residenziali, prime o anche seconde case, di categoria energetica uguale o superiore alla B.

Per gli immobili di classe A, l’agevolazione poteva riguardare le categorie dalla A1 alla A4 (abitazioni che consumano meno di 30 kWh/al metro quadro l’anno), dunque autonome dal punto di vista energetico e con bassissime dispersioni termiche.
La classe energetica doveva essere testimoniata dall’APE (Attestato di Prestazione Energetica).

Altra condizione fondamentale per usufruire della detrazione era che l’acquisto dell’immobile dovesse avvenire dall’impresa costruttrice, oppure dagli OICR, organismi di investimento collettivo del risparmio immobiliare, ad esempio le SICAV.

L’agevolazione si poteva estendere anche alle pertinenze, quindi garage, solai, cantine acquistate con lo stesso atto, e poteva essere cumulata con altre agevolazioni in materia di IRPEF.

Cosa dispone la Direttiva europea sulle case green

Approvata a marzo 2023, la direttiva EPBD case green (Energy Performance Building Directive) stabiliva inizialmente un calendario serrato per la messa in regola degli edifici di classe energetica bassa, circa il 78% del nostro patrimonio immobiliare e 27 milioni di case in classe energetica E o inferiore.

L’obiettivo era arrivare a raggiungere in maniera progressiva i seguenti traguardi di efficientamento delle case:

  • classe energetica non inferiore alla E entro il 2030;
  • classe energetica non inferiore alla D entro il 2033;
  • zero emissioni nel 2050.

In seguito alla resistenza di alcuni Paesi che hanno manifestato l’impossibilità di raggiungere traguardi così ambiziosi, c’è stata una rimodulazione della norma a favore di un allungamento del termine degli obiettivi di efficientamento. Si è stabilito quindi un sistema di misure che delegasse ai singoli Stati membri dell’Ue una maggiore flessibilità nell’applicazione delle regole.

Nello specifico, i Paesi dovranno garantire una riduzione del consumo medio di energia degli immobili residenziali pari a:

  • meno 16% entro il 2030;
  • meno 20-22% entro il 2035.

Per gli edifici non residenziali, la riduzione è sempre del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033.

L’obbligo di adeguarsi alla direttiva non riguarda alcune categorie di immobili:

  • immobili sotto i 50 metri quadri;
  • edifici storici;
  • chiese ed edifici di culto;
  • immobili vincolati dalle soprintendenze ai Beni Culturali;
  • immobili di proprietà delle Forze armate o del Governo centrale e destinati a scopi di difesa nazionale;
  • abitazioni in cui si risiede meno di 4 mesi l’anno.

L’importanza dei mutui green

In questa prospettiva che vede l’Italia adeguarsi ai parametri green dell’immobiliare residenziale, rinunciare a un incentivo importante come il bonus casa green non è una mossa favorevole, specialmente in un momento in cui i prezzi degli immobili hanno visto un’impennata nei principali centri del Paese.

Continua invece ad avere un’importanza cruciale il favore delle banche nella concessione dei mutui green, vale a dire finanziamenti per la casa che a fronte dell’acquisto di un immobile efficiente o di lavori in corso finalizzati ad acquisire classi energetiche, offrono condizioni migliori in termini di tassi, somme erogate e durate.

Il risultato di scegliere una casa green è avere un immobile che acquisterà sempre più valore nel tempo rispetto a un immobile di classe energetica inferiore, che avrà comunque bisogno di un adeguamento alle future norme europee, oltre a una riduzione importante dei consumi che si tradurrà in un bel risparmio in bolletta. Se, poi, dovesse trattarsi anche della prima abitazione, si potrà fare richiesta del bonus prima casa 2024.

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