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È un’analisi schietta quella dell’ex candidato sindaco Daniele Botti sul turismo estense. Un’analisi basata su dati Istat con “numeri che vanno necessariamente snocciolati per capire cos’abbiamo raccolto in città negli ultimi anni di concerti, eventi e mostre”.

La risposta, basata sulle analisi dell’ufficio statistica della Regione Emilia Romagna, è poco. “Il dato generale sul turismo – spiega Botti – è inconfutabile: Ferrara è il Comune capoluogo che ha perso più turisti sul 2023 in Emilia-Romagna con il -15,7% di turisti in meno. Al secondo posto per performance negativa troviamo Reggio Emilia che ne perde il 10,3% sul 2023. Ben oltre il 5% di distacco dal secondo posto”. Un altro dettaglio interessante è che “tutti i Comuni capoluogo delle provincie con le quali confiniamo, crescono sul 2023. Bologna +3,8%, Modena +5,3%, Ravenna +13,3%.

Il capoluogo estense non è messo meglio sul fronte pernottamenti: “Solo in tre Comuni capoluogo in Emilia-Romagna sono in calo i pernottamenti rispetto al 2023: Ferrara -1,5%, peggio Parma con il -4,3% e Reggio Emilia con il -7,4%. I restanti Comuni capoluogo in Emilia-Romagna crescono tutti”. Ultimo dato molto rilevante riguarda il turismo internazionale sul quale il primo semestre del 2024 segna un “-0,5% sul 2023 e siamo tra i peggiori per perdita rispetto al pre-Covid (2019) con il -27,6 (peggio di noi solo Reggio Emilia con il -31,7%)”.

Il turismo a Ferrara serve come il pane “per far sopravvivere le attività locali” dato che cala la capacità di spesa cittadina “passando dall’8º posto in Italia per occupazione nel 2021 al 44º nel 2023 perdendo il 2,6% di tasso di occupazione”. “Maggiore occupazione – ricorda Botti – porta maggiore diffusione della capacità di spesa”. Se poi si aggiunge “il crollo demografico e un’anzianità della città sempre più imperante, è presto spiegato il fenomeno della desertificazione commerciale che affligge Ferrara (perso il 14,3% delle aziende negli ultimi 10 anni, siamo nella Top10 italiana su 107 città per performance negativa)”.

Quello che ne viene fuori è che “a Ferrara non c’è volume di mercato per le attività locali, ergo, bisogna attrarre da fuori”.

Botti propone quindi alcune riflessioni. “L’anno scorso – dice – abbiamo avuto Bruce Springsteen in Maggio nella nostra città con un maxi-concerto al quale è stata data una risonanza pazzesca. Nonostante questo, abbiamo perso solo lo -0,5% di turisti internazionali in questo primo semestre del 2024 sullo stesso semestre del 2023. Non ci viene il dubbio che forse i maxi-eventi e i concerti nella nostra città non possano mai ‘spostare’ visitatori stranieri come il turismo relativo ad arte e beni culturali?”

A quanto pare “lo ‘Sgarbicentrismo’ non sta pagando” e allora non sarebbe “il caso di puntare sulla qualità delle mostre museali anziché adagiarsi sull’arroganza ‘Sgarbiana’ e sulla condizione estetica della città, ad esempio regolamentando la questione delle auto in pieno centro storico che peggiorano drasticamente il panorama cittadino?”

Per uscire “dal pantano” servirebbero “seri lavori sulle infrastrutture” e a dimostrarlo sono i dati di Ravenna che, “grazie al lavoro mastodontico sulla zona portuale, comincia a godere dei benefici turistici”. Bisogna dunque “cominciare a progettare lo sviluppo infrastrutturale che meritiamo per un vero cicloturismo virtuoso (treni ad hoc che consentano lo spostamento con le biciclette stile Trentino-Alto Adige) connettendo rapidamente e seriamente Ravennate-Delta-Ferrara-Bologna-Modena. In tal senso anche la rinascita del campeggio sarebbe fondamentale in ottica cicloturismo, compresa l’apertura a chi viaggia in camper. Già solo prendere gli “scarti” del turismo delle città confinanti alla nostra ci consentirebbero di tornare a respirare”.

La domanda, a questo punto, è “quando ci muoviamo noi?”

“In prospettiva, serve investire sui pubblici esercizi, sulle strutture ricettive e sui servizi che fanno eccellenza per l’attrazione di turismo alto-spendente. Se finiamo anche noi nel tunnel dell’overtourism (tantissimi turisti senza capacità di spesa che impallano le città) siamo finiti”. Secondo Botti servono quindi “bandi di eccellenza a 360 gradi per aiutare a crescere gli imprenditori virtuosi che abbiamo” e soprattutto “non serve fare una miriade di cose qualitativamente mediocri, servono investimenti mirati che hanno come criterio principale quello della qualità della proposta”.

Da qui si arriva al tema delle licenze dato che, agli occhi di Botti, risulta “evidente che in questa città la torta sia troppo piccola per far mangiare tutti gli imprenditori locali con questi dati sul turismo. Capite bene che far mangiare le briciole a tutti non fa altro che garantire morte di imprese a strascico”.

Servirebbe quindi “ridurre l’offerta aumentandone la qualità, e poi tornare a crescere come numero di attività locali” ma “purtroppo non è una strategia percorribile al momento per via della ‘Legge Bersani’ che liberalizzò le licenze”. C’è però un’alternativa, “chiedere a gran voce lo strumento della Zfu (Zona Franca Urbana) sulla nostra città tramite il Parlamento”. “Una zona – spiega – ad alta defiscalizzazione che permetta agli imprenditori locali di rifiatare per tornare ad investire su questo territorio in modo sostenibile”.

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