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Mercoledì OpenAI, l’azienda sviluppatrice di ChatGPT, ha detto di aver concluso un importante accordo con diversi investitori per la raccolta di 6,6 miliardi di dollari di fondi (circa 5,9 miliardi di euro): hanno partecipato al finanziamento grosse società del settore, come Microsoft, l’azienda produttrice di chip Nvidia, la multinazionale giapponese SoftBank, e il fondo di investimento emiratino MGX, tra le altre.

Era una notizia attesissima nel settore della tecnologia, per varie ragioni. OpenAI è la società tecnologica al momento più interessante per l’innovazione e lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale, ha bisogno di molti soldi per continuare a crescere, e recentemente è stata al centro di vicende societarie piuttosto complesse. Questo round di finanziamento potrebbe contribuire a cambiarne la struttura, già molto particolare: OpenAI ha adottato da tempo un modello ibrido profit/non profit, con un limite ai dividendi degli azionisti; tutti i guadagni oltre una certa soglia vanno reinvestiti nella parte non profit dell’azienda «per il beneficio dell’umanità». Nelle ultime settimane alcuni grossi dirigenti dell’azienda si sono dimessi.

Secondo varie ricostruzioni dei giornali l’accordo per il nuovo finanziamento prevederebbe la rimozione di questo limite, rendendola una società più tradizionale e con un valore di mercato molto più alto: la società ha detto di essere arrivata a valere 157 miliardi di dollari, quasi il doppio del valore stimato circa nove mesi fa. Se l’azienda si rifiutasse infine di togliere il limite ai dividendi, il finanziamento – che ha la forma di aumento di capitale, dunque i finanziatori diventano azionisti – si trasformerebbe automaticamente in debito, con l’obbligo di restituzione.

– Leggi anche: OpenAI ha bisogno di molti soldi

 

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