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Olbia. Una stagione turistica da incorniciare, con qualche variabile impazzita, come l’emergere dell’overtourism e l’impossibilità di trovare alloggi per i dipendenti. Ma, soprattutto, un collegamento sempre più puntuale con le destinazioni europee, grazie alle scelte delle compagnie aeree che allungano la stagione di circa 15 giorni negli ultimi due anni. L’effetto è che a fine ottobre ci sono ancora molte camere prenotate negli alberghi della città. Il quadro della stagione è affidato a Fabio Fiori, presidente dell’Associazione albergatori di Olbia. «La stagione sta proseguendo con ottimi numeri e andrà avanti, almeno fino al 20 ottobre, con tassi di riempimento elevatissimi, che fino a fine settembre sono stati di media compresi tra l’85 e il 90 per cento – spiega Fiori –. I mesi scorsi sono stati positivi, da giugno a settembre, ad agosto si sono mantenuti i numeri importanti del 2023: i posti letto sono stati riempiti e le percentuali non possono crescere tantissimo, ma un piccolo incremento c’è stato. Negli altri mesi si è registrato il +15 per cento rispetto al 2023. Numeri che rimarranno molto positivi fino al 20».

I voli aerei. Ancora una volta a tracciare il confine della stagione sono i collegamenti aerei con il Costa Smeralda. «Il turismo termina con la fine dei voli internazionali, con il coefficiente di riempimento che crolla drasticamente e la città si svuota – sottolinea Fiori –. Settembre, dal punto di vista meteorologico, non viene ricordato tra i più belli, nonostante questo gli hotel erano pieni, perché avevamo i voli e i clienti avevano già prenotato la vacanza. Non sempre l’isola viene scelta solo per il prodotto balneare, ma molte persone, anche con il last minute, hanno scelto la Sardegna anche senza per forza il sole, chi viene a settembre cerca anche altro. Abbiamo registrato tante prenotazioni nell’ultima settimana di settembre perché i voli ci sono e la meta ha un buon appeal». Una striscia di voli aerei che ormai si allunga fino ai primi giorni di settembre. «Le compagnie aeree negli ultimi anni hanno allungato la stagione e mantenuto i voli per 10-15 giorni in più rispetto al passato – continua Fiori –. La conferma del boom del last minute quest’anno segue la politica tariffaria delle compagnie aeree, soprattutto quando il turista del centro Europa, per esempio, può scegliere tra tante destinazioni possibili. Si fanno valutazioni in base a quanto costa raggiungere un determinato luogo con una cifra accettabile e molti scelgono l’isola all’ultimo minuto sulla base di tariffe abbordabili».

Affitti brevi. Il fenomeno degli alloggi affittati durante la stagione per finalità turistiche sta diventando sempre più importante. «Olbia genera ogni anno una piccola rivoluzione, il numero degli alloggi destinati ad affitti brevi aumenta in misura considerevole, che spesso sfugge a calcoli: il numero di posti letto che riservano le strutture alberghiere, tra i 4mila e i 6mila, includendo le nostre località balneari, vengono ormai superati da quelli offerti con gli alloggi privati e ogni anno queste strutture aumentano sempre di più». Un mercato che non sembra incidere sulla ricettività alberghiera (a parte, forse, un generale abbassamento dei prezzi sui periodi di spalla o, appunto, il forte emergere del last minute), ma che certamente produce problemi per l’assenza di immobili in affitto per chi a Olbia lavora, soprattutto gli stagionali. «Se i lavoratori non hanno la possibilità di avere alloggi a prezzo equo, Olbia già oggi e sempre di più dovrà risolvere il problema della perdita di forza lavoro, è sempre più difficile per le aziende trovare i lavoratori – sottolinea ancora Fiori –. Il fenomeno dell’overtourism c’è sempre stato, fin dagli anni ‘80, per i giorni a cavallo di Ferragosto, oggi si è esteso a periodi più lunghi, ma la nostra non è una piccola isola che deve contingentare le presenze: in Sardegna per contrastare il fenomeno dell’overtourism serve una più efficace organizzazione di quello che ruota intorno al turismo, a partire da trasporti interni. Bisogna migliorare tutto ciò che fa funzionare il modello turistico: spiagge, parcheggi e strade non devono essere super affollati, perché in quei 50 giorni si registra una qualità della vacanza diversa dalle aspettative dei clienti e i servizi non rispondono alla domanda».

Tassa di soggiorno. Infine la questione relativa al possibile nuovo modello della tassa di soggiorno che il governo vorrebbe applicare ai Comuni turistici. Che gli albergatori vedono come il fumo negli occhi. «Secondo noi esiste un problema. Il governo vuole rivedere le normative, ci preoccupa la possibilità di legare l’importo a quello che il cliente paga nella struttura, si parla di un 3 per cento dell’importo pagato per soggiornare – conclude Fiori –. Federalberghi ha aperto un confronto, noi pensiamo che una scelta di questo tipo farebbe salire vertiginosamente gli importi e si andrebbe a colpire soprattutto il cliente. Se passa l’idea che la tassa di soggiorno sia un bancomat per aggiustare situazioni di bilancio dei Comuni, per intercettare somme da utilizzare in usi differenti, questo sarebbe un gravissimo danno per il settore, il turista non percepirà il valore del contributo per servizi più efficienti, ma per aggiustare i bilanci delle amministrazioni».

 

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