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I dati di settembre sull’occupazione statunitense dipingono un quadro molto più solido del previsto, con nonfarm payrolls superiori alle attese, un calo del tasso di disoccupazione e una crescita dei salari medi orari oltre le stime. Dati che spazzano via i timori per un raffreddamento eccessivo del mercato del lavoro americano, ma al tempo stesso riducono le chance di un altro maxi taglio dei tassi nella prossima riunione della Fed.

Nonfarm payrolls sopra attese, disoccupazione in calo al 4,1%

A settembre, le nuove buste paga negli Stati Uniti si sono attestate a 254 mila, in crescita rispetto alle 142 mila del mese precedente e ben al di sopra del consensus di Bloomberg, che prevedeva 150 mila impieghi.

Il tasso di disoccupazione è diminuito a sorpresa al 4,1%, dal 4,2% di agosto, malgrado gli analisti avessero previsto una rilevazione stabile.

I salari medi orari sono cresciuti dello 0,4% su base mensile (in linea con agosto e sopra le attese, pari a +0,3%) e del 4,0% rispetto a settembre 2023, oltre il 3,8% stimato. Inoltre, la lettura del mese precedente è stata rivista al rialzo da +3,8% a +3,9%.

I dati finali sui nonfarm payrolls sono quasi in linea con le previsioni di Bloomberg Economics, che aveva preventivato 270 mila unità (ma con un tasso di disoccupazione in lieve aumento al 4,3%), pur avvisando che spesso i dati vengono inizialmente sovrastimati.

La reazione del mercato ai dati sull’occupazione

Dopo la pubblicazione dei nonfarm payrolls, i future sugli indici azionari viaggiano in territorio positivo, preannunciando un’apertura in rialzo per Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq.

Brusca impennata dei rendimenti obbligazionari: il tasso sul Treasury decennale sale di 10 bp al 3,95% mentre il biennale, ancora più reattivo, mostra un balzo di ben 15 punti base al 3,85%.

Il cambio euro/dollaro scende a 1,096 mentre il dollaro/yen risale a 148,6, con il biglietto verde in rafforzamento in scia alle minori aspettative sui tagli.

Mercato del lavoro solido, Fed verso taglio tassi da 25 bp

Da qualche tempo, l’attenzione della Fed è tornata a focalizzarsi in maniera rilevante sul mercato del lavoro, dopo essersi concentrata per molto tempo quasi esclusivamente sull’inflazione. Ricordiamo infatti che l’istituto di Washington ha un doppio mandato: piena occupazione e stabilità dei prezzi.

Fino a qualche mese fa, un raffreddamento del mercato del lavoro veniva accolto positivamente, poiché propedeutico ad una riduzione delle pressioni sui salari, che possono ostacolare il raggiungimento del target di inflazione del 2%. Tuttavia, a un certo punto gli operatori hanno iniziato a temere che la politica monetaria restrittiva sia stata protratta troppo a lungo, aumentando eccessivamente i rischi occupazionali.

Da qui a fine anno la banca centrale americana si riunirà altre due volte, il 7 novembre e il 18 dicembre, per le delibere di politica monetaria. Dopo i dati di oggi, lo scenario base per la riunione di novembre è quello di un taglio di 25 punti base. Nel complesso, i future sui Fed Funds scontano un allentamento monetario di poco superiore ai 50 punti base da qui a fine anno, quindi due tagli da 25 punti base, o una pausa e una riduzione da mezzo punto percentuale.

Gli ultimi dati macro Usa

I numeri di oggi confermano la ripresa anticipata dal report dell’ADP National Employment, pubblicato mercoledì, che ha evidenziato 143 mila nuovi posti di lavoro nel settore privato statunitense, superiori alle attese degli analisti (128 mila). La crescita dei nuovi occupati (dai 103 mila del mese precedente) ha messo fine ad una serie di cali durata cinque mesi consecutivi, indicando una ripresa dell’economia statunitense.

La ripresa è arrivata in concomitanza con il primo taglio dei tassi dal 2020, da 50 punti base, effettuato dalla Fed, che dopo anni di restrizione monetaria ha iniziato ad allentare le condizioni di finanziamento. Martedì, invece, il rapporto Jolts di agosto sulle posizioni aperte (8,04 milioni), sui massimi da tre mesi e superiori alle stime, aveva segnalato ancora un raffreddamento del mercato del lavoro.

Ieri le richieste di sussidi di disoccupazione hanno mostrato un numero di richieste continuative, rappresentative del numero di persone che ricevono sussidi, pressoché invariate a 1,83 milioni. Le nuove richieste sono salite leggermente a 225 mila, in linea con i licenziamenti. L’indice Ism invece è salito da 51,5 a 54,9 punti, segnalando un tasso di espansione del settore terziario superiore alle previsioni (51,7 punti) e sui massimi da febbraio 2023. La scorsa settimana è stato diffuso invece il core Pce di agosto, sostanzialmente in linea con le attese, che non ha cambiato sensibilmente la narrativa dei mercati.

 

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